VISTO&RIVISTO Un film d’azione che piace a piccoli e grandi

minchella fast furious cinema

di Andrea Minchella

VISTO

FAST&FURIOUS – HobbS&Shaw, di David Leitch (Fast&Furious presents: Hobbs&Shaw, Stati Uniti 2019, 135 min.).

Quando parliamo di “Fast&Furious” stiamo parlando di una vera e propria azienda che, dal 2001, ha fatturato più di cinque miliardi di dollari con l’uscita di otto prodotti, e ha segnato un utile di più di quattro miliardi. Questo “Hobbs&Shaw” si può definire uno “spin off”, meglio conosciuto come “calamite aggiuntive per soldi”. Infatti, nell’attesa che nel 2020 esca il nono capitolo, i produttori della Universal hanno dato vita ad un capitolo della saga che vede come protagonisti due personaggi marginali dei precedenti “Fast&Furious”. La storia e la sceneggiatura, incredibilmente lineari ed avvincenti, sono affidati al talentuoso Chris Morgan, che dal terzo capitolo in poi firma soggetto e dialoghi. Assistiamo dunque ad un concentrato di elementi che appartengono alla grammatica cinematografica che hanno reso film come “Mad Max” o “Point Break” degli assoluti cult.

In aggiunta, in questo “spin off”, troviamo un Idris Elba che interpreta una specie di super eroe che si auto definisce “il Superman nero” e che racchiude in sé tutti i connotati dei cattivi dei vari “James Bond” o degli innumerevoli capitoli della saga costruita attorno ai personaggi di proprietà della Marvel.

Insomma, questo è un film in cui elementi di “spy stories”, esplosioni, battute maschio-centriche e citazioni continue di altri film si mescolano insieme dando vita ad un prodotto che ha l’unico obiettivo di intrattenere il variegato pubblico, numeroso, che ben accoglie la dinamica e scultorea maschilità di Johnson e Statham. I due personaggi si continuano a punzecchiare, creando così una perfetta e ilare atmosfera adatta anche alle famiglie, che incrementano gli incassi di tutto il mondo.

A differenza del primo capitolo del 2001, in cui Vin Diesel e il compianto Paul Walker si sfidavano sulle strade di Los Angeles con “pimpate” macchine preferibilmente giapponesi, in questo racconto troviamo una storia di “eugenetica criminale” che si svolge tra Londra, Mosca e Samoa. La macchina dei buoni è una futuristica Mclaren, e le macchine dei cattivi sono delle imponenti Range Rover trasformate come le improbabili macchine di Tina Turner e Mel Gibson di “Mad Max”

La Universal con questa saga riesce ogni anno a far quadrare i conti di un bilancio che, sempre più, vede una generale flessione di incassi, dovuta all’esponenziale diffusione delle piattaforme pre-pagate, dello streaming e del ritorno massiccio dell’” home video”.

RIVISTO

LOCK&STOCK – Pazzi scatenati, di Guy Ritchie (Lock, Stock and Two Smoking, Regno Unito 1998, 107 min.).

Anche la Gran Bretagna voleva avere il suo “Pulp Fiction”. Nel 1998, il pubblicitario e regista di video musicali Guy Ritchie diede vita al divertente ed originale “Lock and Stock” che mescola una storia di truffe ed ex galeotti con l’avvicendarsi di una variegata vetrina di personaggi che per dirigerli tutti ci voleva un vero talento. Una storia originale ma non centrale, una sceneggiatura fresca e ritmata e degli attori poco conosciuti ma con un’istrionica capacità recitativa sono gli ingredienti per una incalzante ed imprevedibile “gangster comedy” che diede vita, poi, ad una vera e propria serialità di storie britanniche che avessero come protagonisti truffatori ed ex galeotti in azione in una multi razziale ed eterogenea Londra, ancora lontana dai fantasmi e dalle paure di una violenta e imprevedibile Brexit.

Il racconto è ricco di personaggi ed azione, ma non risulta mai essere eccessivo o retorico: il talento del giovane regista britannico sta proprio nel riuscire a confezionare un equilibrato ma mai banale intreccio tra personaggi ed azioni. La storia, scritta dallo stesso Ritchie, è solo lo spunto per raccontare in profondità personaggi e caratteri nuovi ed originali.

Questo è anche il trampolino di lancio di Statham che ritroveremo nel duemila, insieme a Brad Pitt, in quello che probabilmente si può definire il capolavoro di Ritchie: “The Snatch – lo Strappo.

Da riguardare perché i primi lavori di un grande regista, spesso, nascondono caratteri di equilibrio e perfezione che spesso, nei lavori successivi, diminuiscono fino anche, a volte, per sparire definitivamente.

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