VISTO&RIVISTO Un processo come lo specchio della nostra vita

minchella giurati visto rivisto

di Andrea Minchella

VISTO

12 GIURATI, di Sanne Nuyens, Bert Van Dael (The Twelve, Belgio 2019, 50 min x 10, Netflix.).

Netflix continua a dar vita a produzioni interessanti grazie anche alla collaborazione di paesi europei carichi di autori freschi e sempre più pronti ai complessi ed esigenti gusti del pubblico giovane e preparato delle piattaforme streaming. Questo “12 Giurati” è un’ottima produzione, ben scritta ed egregiamente realizzata. Prendendo spunto dall’ampia cinematografia mondiale che ha sempre trattato il misterioso ed affascinante mondo dei processi e delle giurie, gli autori danno vita ad un originale viaggio dentro un processo straziante ed articolato che dà il via ad una serie di interessanti ritratti di personaggi, i giurati del processo, che arricchiscono in maniera unica l’intera vicenda.

Se sul tavolo degli imputati siede la fragile e misteriosa Frie, sullo scranno dei giurati siedono personaggi apparentemente facili e lineari, in realtà complessi ed enigmatici tanto da far spostare spesso la linea narrativa sule loro vite e sulle loro ombre più nascoste. Il risultato è una narrazione continua che sembra non avere mai una pausa. La vicenda delittuosa di Frie, che interessa un arco temporale di quasi vent’anni, si miscela perfettamente con le vicende, articolate e spesso profonde, di alcuni dei giurati che su Frie dovranno formulare un verdetto.

Se di Frie ci commuove la sua maternità soffocata e il suo dolore che sembra l’abbia trasformata per sempre, dei personaggi che compongono la giuria ci colpiscono alcuni dettagli inquietanti e raccapriccianti che rischiano inevitabilmente di condizionare le scelte che quei giurati compiranno nei con fronti dell’enigmatica Frie.

Se la giovane Bryune ci lascia insospettiti per la tragica vicenda che ha subito alcuni anni prima, il bello Joeri ci instilla una giusta dose di umanità e comprensione per la decisione che decide di prendere subito dopo la fine del processo. Se verso Arnold proviamo pena e insofferenza, quasi rabbia, a causa della sua eccessiva umanità, nei confronti di Carl probabilmente viviamo una certa empatia, soprattutto per la sua delicata situazione famigliare che lo accompagna per tutta la vicenda.

Anche se a volte la narrazione scivola verso una scontata narrativa seriale, l’intero progetto si poggia su un costante ed efficace lavoro di scrittura e di descrizione degno di una produzione di alti livelli. Il personaggio dell’avvocato di Frie, interpretato da un bravissimo Josse De Powe, sembra preso direttamente da un potente film giudiziario sulla ricerca dei gerarchi nazisti in ogni parte del mondo. La costruzione del suo ruolo, sia fisico che psicologico, è stata compiuta con una capacità ed una risolutezza propri di quel cinema nord europeo che spesso ha conquistato giustamente il mondo intero.

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RIVISTO

12, di Nikita Mikhalkov (Russia 2007, 160 min.).

Dopo 10 anni di inattività Nikita Mikhalkow torna con questo adrenalinico ed intenso “12”. Liberamente ispirato al dramma “La Parola ai Giurati” e remake dell’omonimo film di Sidney Lumet del 1957, il film ci parla di un processo in cui un giovane ceceno è accusato di aver ucciso il proprio padre adottivo, un ufficiale russo. I dodici giurati sembrano voler risolvere il caso velocemente, mostrando la volontà di votare tutti a favore della condanna per il giovane ragazzo.

Ma appena uno dei giurati voterà contro la decisione unanime, il film entrerà nel pieno della vicenda svelando le psicologie e le zone d’ombra dei componenti, diversi e misteriosi, della giuria, e dando vita a scontri e colpi di scena che ribalteranno completamente il punto di vista dell’intera narrazione. Un perfetto ed adrenalinico “thriller” che parla russo ma che affonda le sue scelte stilistiche e strutturali nei più riusciti e potenti film d’oltre oceano.

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