Samarate, Sanfelice racconta l’esperienza col Covid: «Basta polemiche inutili»

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SAMARATE – «Mio padre positivo al Covid purtroppo non ce l’ha fatta, ma non mi ritrovo nelle polemiche contro la gestione della sanità lombarda. Ho vissuto l’esperienza del ricovero di mio padre e personalmente quella della quarantena, e non ho nulla da ridire nei confronti di chi opera negli ospedali ma nemmeno dell’ATS Insubria». Ad affermarlo, andando in controtendenza rispetto al tourbillon di contestazioni che sta travolgendo Regione Lombardia per come ha operato nell’emergenza Coronavirus, è Eliseo Sanfelice, presidente della Fondazione Montevecchio e figlio di Nello, una delle vittime samaratesi del Covid-19. «Senza dubbio ci sono stati degli errori e dei demeriti, ma l’esperienza che ho vissuto io non è quella che continuiamo a leggere ogni giorno su certi giornali di parte – sintetizza il samaratese – quando le cose vanno bene tutti giustamente ad elogiare gli infermieri e i medici eroi, mentre quando vanno male si addossano le colpe a Regione Lombardia, ma secondo me in generale ci vorrebbe più equilibrio nel trattare questo tema, è stata una tragedia per tutti».

Il padre deceduto per Covid

eliseo sanfelice samarate montevecchioLa vicenda è nota: Nello Sanfelice, padre di Eliseo e “papà” di Radio Lupo Solitario, è deceduto alla fine di aprile dopo essere stato ricoverato in ospedale prima a Gallarate e poi a Busto Arsizio, positivo al Covid-19. «Ha passato in ospedale 14 giorni, e non nascondo l’ansia che mi ha preso quando ho avuto la notizia che era risultato positivo al tampone del Coronavirus – racconta Eliseo Sanfelice – ora posso dire che era una preoccupazione dettata principalmente dalle informazioni che certi organi di stampa schierati stanno facendo sull’emergenza in Lombardia. Mi era crollato il mondo addosso e, visto che quel che si diceva della sanità Covid per gli anziani, immaginavo che sarebbe stato lasciato su un letto di ospedale, quasi abbandonato a se stesso, invece è stato curato con grande professionalità e attenzione. E anche io in quarantena posso testimoniare che ATS ha seguito il mio caso in modo assolutamente scrupoloso».

Contatti quotidiani

Eliseo Sanfelice racconta di non aver nulla di cui recriminare, al di là dell’esito negativo della vicenda, dato dal fatto che suo padre è venuto a mancare: «Dall’ospedale mi chiamavano quotidianamente per aggiornarmi sulle condizioni di mio padre e me lo facevano vedere in videochiamata attraverso la piattaforma Meet, e nel corso della mia quarantena domiciliare sono stato contattato quasi tutti i giorni dall’ATS per monitorare la mia situazione e gli eventuali sintomi, oltre che dal sindaco e dalla Protezione civile di Samarate che mi chiedevano se avessi bisogno di qualcosa. Ho fatto due volte il tampone, senza aver dovuto chiedere o tantomeno insistere, e l’esito di ciascun tampone mi è arrivato nel giro di quattro giorni. La mia esperienza è limitata a questo, e personalmente non comprendo tutte queste polemiche nei confronti di ATS e della sanità lombarda. Il mio pensiero va a chi ha i genitori nelle RSA: non li possono vedere ma dalla stampa sento cose tragiche su cosa succede lì dentro, e magari non è così».

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