2022 di “con-divisione” sul Pnrr a Varese, Busto Arsizio, Gallarate

Ci lasciamo alle spalle un altro annus horribilis a causa della pandemia e entriamo in quello nuovo carichi di speranze. Cambierà? Come cambierà? Molto dipende dal virus, molto altro da noi. Gli auspici migliori sono scontati, ad essi ci aggrappiamo fiduciosi. Accade ad ogni Capodanno, per abitudine, per scaramanzia, per tradizione, perché non se ne può fare a meno. Fiumi di retorica e sdolcinature, poi la realtà ci sommerge. C’è poco da aggiungere, il rischio è di scadere nella banalità. Per questo preferiamo riparare nel concreto e, nonostante la data e le circostanze richiederebbero ben altre considerazioni, proviamo a soffermarci sulle attese del 2022 per quanto riguarda le civiche amministrazioni. Tema ostico per la maggioranza di tutti noi, argomento persino indigesto alla luce dall’irrisolto desiderio di spensieratezza oggi mortificato anche e soprattutto dal dilagare del Covid e dalle conseguenti restrizioni a cui siamo costretti, tra zone colorate e contagi in aumento esponenziale.

E allora, per sindaci e rispettive giunte, l’anno che va ad incominciare riserva un impegno sopra agli altri: il Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’ormai famoso Pnrr considerato dalla politica una sorta di medicina risolutrice di tutti i mali economici, o quasi. Una valanga di euro in arrivo anche per i Comuni, che bisognerà gestire e, prima ancora, assicurarsi che vadano in cassaforte con una serie di complicate incombenze procedurali e progettuali alle quali bisognerà fare fronte in sede locale. In altri termini, non proprio una passeggiata, caso mai una forte assunzione di responsabilità per non perdere un ben di Dio al quale si potrà attingere a piene mani. Basta esserne capaci, però in forza di idee sostenibili. Qui sta il punto o, per dirla in un altro modo più prosaico, qui casca l’asino. Saranno all’altezza le singole amministrazioni? Riusciranno a districarsi nel ginepraio di regole e richieste burocratiche funzionale ad ottenere i contributi europei?

Fateci caso: mai come in queste ultime settimane si sentono sindaci ribadire la necessità della collaborazione. La invocano tutti, primi cittadini di destra e di sinistra. Persino certi autocrati della municipalità, cultori del “faso tuto mi”, sottolineano l’irrinunciabilità della condivisione. Se ne parla a Busto Arsizio e a Gallarate. I rimandi arrivano fino al capoluogo provinciale, con la finezza radical chic del “campo largo”. In chiaro: gli eletti a Palazzo Estense facciano quadrato attorno all’esecutivo di Davide Galimberti. Cioè, collaborino e condividano.

Poche chiacchiere: il momento è topico, un errore nello specifico delle richieste, un ritardo, una scivolata d’ala potrebbero compromettere l’utilizzo dei fondi del Pnrr. Quindi, tutti dentro, tutti responsabili, tutti chiamati a combattere la buona battaglia. Non ricordiamo in passato una tale disponibilità verbale dei vincitori delle elezioni. Non la ricordiamo né a Gallarate né a Busto Arsizio, dove i rispettivi sindaci, Andrea Cassani e Emanuele Antonelli, non hanno mai gradito affiancamenti nella loro azione amministrativa. A volte caratterizzata anche da clamorosi insuccessi (vedi la vicenda bustocca del Campus). Né ci pare che Davide Galimberti, a Varese, abbia mai accreditato benemerenze operative alle opposizioni.

La musica ora sembra cambiata, perlomeno a parole. Perché poi, la politica politicante di questo periodo non appare davvero  disposta a realizzare “famiglie allargate”, grosse koalition per spartirsi i meriti. Il rischio è che i sindaci cerchino in questo modo di pararsi le spalle (eufemismo) per evitare eventuali figuracce col Pnrr. Che, a conti fatti, la condivisione vada letta nel modo giusto: con-divisione. Come è sempre stato. E come sarà anche nel 2022, alla faccia dei buoni propositi da cui traspare il sospetto della solita, insopprimibile buggeratura della politica.

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