Gallarate, 35mila ore di lavoro per restaurare la Basilica di Santa Maria

GALLARATE – Commentata, dibattuta, anche a distanza di giorni: la consacrazione del nuovo altare della Basilica di Gallarate, opera di Claudio Parmiggiani che si è presentata alla città la scorsa domenica 11 novembre è sicuramente l’aspetto più in vista dell’opera di restauro che ha interessato la chiesa principale della città dei due galli. Non è però il solo. Quello appena terminato è infatti uno dei più significativi cantieri di restauro della Diocesi di Milano degli ultimi anni.

Due anni di lavoro

4.600 metri quadri di dipinti, 1.450 metri quadri di stucchi e dorature, 1.000 metri quadri di mosaici, 35mila ore di lavoro: questi i numeri del “cantiere artistico”, condotto da una rete di quattro aziende coordinate dalla Gasparoli di Gallarate (capofila di Melca Costruzioni, Vincenzo Medeghini Srl e Bighinati Claudio), che hanno appunto riqualificato l’intero patrimonio della Basilica iniziando i lavori nel 2016.
Non solo un altare ma un imponente lavoro eseguito con maestria dai restauratori della Gasparoli, storica impresa gallaratese. Grazie a questo lavoro un rinnovo tra innovazione e tradizione in cui hanno dialogato arte e liturgia: a spiegare come hanno anche contribuito gli incontri che hanno accompagnato la città nella comprensione del restauro.
«Le tecniche utilizzate, alcune molto sofisticate, altre che hanno fatto riferimento a procedimenti desunti dalla nobile arte del restauro, tramandati da secoli, hanno riguardato – spiega Marco Gasparoli – interventi di pulitura, consolidamento, stuccatura, doratura, integrazione pittorica. Nella gestione del cantiere sono stati sperimentati innovativi strumenti digitali di registrazione, controllo e ispezione». Tecnologia che ha permesso di riportare alla luce, in tutto il suo splendore, un passato dal grande valore artistico: «Sono stati messi in evidenza gli autori coinvolti nella costruzione della Basilica, a partire da Giacomo Moraglia a cui si deve il progetto iniziale, a Camillo Boito che realizzò la facciata nel 1870, a Carlo Maciachini e al pittore Luigi Cavenaghi che dal 1888 al 1892 progettarono ed eseguirono le decorazioni interne: un team di autori, noti a livello nazionale, tra i più quotati del periodo».

Tra nuovo e antico

Questo è il contesto in cui va letta dunque la consacrazione del nuovo altare, all’interno della nuova area presbiterale con altare e ambone a opera di Claudio Parmiggiani che a Gallarate compie e lascia, probabilmente, una delle sue creazioni più significative. Un’opera che si pone come stratificazione del momento presente, gesto di arte e di fede dell’oggi, che dialoga con la preesistenza, conferendo alla Basilica una nuova dimensione temporale.

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