A Gorla Minore parte il pedibus, ma non il dopo scuola. «Ridurre rischio lockdown»

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GORLA MINORE – «Purtroppo quest’anno non potremo fornire il servizio di post-scuola per i bambini dell’istituto Parini», dice l’assessore all’Istruzione di Gorla Minore, Annalisa Castiglioni. «Nel nostro paese pochi studenti usufruiscono di questo servizio, quindi dovremmo creare classi miste per le attività dopo le lezioni. Ciò significa che, nel caso in cui un bambino si ammalasse, dovremmo chiudere tutto l’istituto. E’ troppo rischioso», spiega Castiglioni, aggiungendo però che «partirà il servizio di pedibus».

Rischiamo di chiudere la scuola

Generalmente nell’istituto Parini di Gorla Minore solo 15 bambini prendono parte al servizio di post-scuola. Ma quest’anno le normative vigenti contro il contagio da coronavirus hanno reso tutto più difficile. «Avendo così pochi iscritti, dovremmo mettere bambini di classi ed età diverse nello stesso gruppo. Ma se uno di loro dovesse ammalarsi, tutti gli altri dovrebbero ugualmente mettersi in isolamento. Così rischiamo di chiudere tutta la scuola». Ecco la ragione principale, ma non unica, che ha portato l’amministrazione Landoni a decidere di non offrire il servizio post-scuola, almeno per il momento.

Chi fa la sanificazione?

Tuttavia, c’è un altro nodo da risolvere, quello della sanificazione. «Se facessimo il post-scuola, dovremmo fare una sanificazione alla fine delle lezioni ordinarie, alle 16.15 e poi un’altra quando i bambini vanno a casa. E la scuola non è disposta a farla. Quindi allo stato attuale delle cose non possiamo proprio farlo».

Un pedibus per 100 studenti

La cattiva notizia viene però controbilanciata da una buona novella: il pedibus ci sarà. «Stiamo finalizzando gli ultimi dettagli, ma siamo contenti di poter avviare nuovamente questo servizio, molto importante sia per i bambini che per le famiglie. E che generalmente coinvolge ben 100 studenti», sostiene Castiglioni. L’assessore continua spiegando che il servizio di trasporto non dovrebbe creare molti problemi, «anche perché riusciremo ad avere circa 1 volontario ogni 2/3 bambini.

L’unica area critica è la piazza centrale di San Lorenzo, dove confluiscono molte famiglie. Gli anni passati avevamo circa 80 studenti in quel gruppo». Ecco che la soluzione proposta dall’assessore è quella di creare due turni, uno alle 7.30 e uno alle 7.35, per rendere tutto più agevole.

Misuriamo noi la febbre

Rimane poi il nodo della misurazione della febbre, grande punto interrogativo del ritorno sui banchi dopo il Covid. «La normativa dice che debbano essere i genitori a controllare la temperatura dei figli, ma questo potrebbe creare problemi al servizio pedibus. Personalmente, penso che la soluzione migliora sia che i volontari stessi la misurino con il termometro a pistola. Potremmo spendere qualche minuto in più, ma almeno assicureremmo la massima sicurezza».

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