A Pontida torna una nuova Lega di lotta

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C’è curiosità per il discorso di Matteo Salvini al tradizionale raduno di Pontida, in programma domenica 15 settembre. Una curiosità moderata, potremmo pensare alla luce di quanto ha già detto in lungo e in largo in tv, suoi giornali, sui social e in tutti i canali comunicativi di questa terra. Tra i nostri politici, Salvini è il più loquace: parla anche quando non dovrebbe parlare. Non che lo faccia a vanvera, ci mancherebbe, ma a volte va sopra le righe e combina guai. Come con la crisi di governo: ha pigiato a fondo sull’acceleratore e, per evitare di andare a sbattere, ha dovuto alzare subito il piede. Comunque, troppo tardi, come si è visto.

Scontato: la Lega che torna sul sacro pratone della Bergamasca, sempre che sia ancora considerato sacro, non è più quella che abbiamo conosciuto. E’ la Lega di Salvini, appunto. Lontana anni luce dal Bossi pensiero, dalle ampolle e dai riti finto esoterici del padre fondatore. Preceduta, oggi 14 settembre, dal convegno all’hotel Leonardo da Vinci di Bruzzano, dal titolo fin troppo eloquente “L’Italia vera batte l’Italia delle poltrone” (cinquecento partecipanti, compresi i governatori leghisti e del centrodestra), l’adunata di Pontida segna la svolta indotta e non voluta del movimento, passato in un botto dal governo all’opposizione. Un’altra “Lega di lotta”, per restare in scia alle origini, che imbocca nuove strade di propaganda nel tentativo di conservare i consensi dell’elettorato. Benché non crediamo ne abbia bisogno: secondo i sondaggi, il Carroccio avrebbe già recuperato i tre/quattro punti persi nei giorni caldi della crisi di governo. Matteo Salvini ha facile gioco nell’affermare che prima o poi tornerà in sella, senza far fatica. La ricucitura con Silvio Berlusconi e con Forza Italia è una delle varianti introdotte dall’ex vice premier per rafforzarsi in vista del ritorno al voto, quando sarà.

Fi e Lega provano a ripartire, insieme in piazza e in un asse contro il proporzionale. Non è la riproposizione del centrodestra come un tempo, però di un’alleanza ritrovata con l’obiettivo di scardinare lo schieramento giallorosso. E cosa se no? Matteo Salvini sa che non potrà farcela da solo e, per questo, torna ad ammiccare all’alleato di una volta, che ha perduto la sostanza politica e numerica che lo sostenevano, ma che ancora e nonostante tutto conserva il proprio appeal. Insomma, tutto fa brodo pur di riconquistare i Palazzi romani dopo la perentoria e dolorosa uscita di scena di quest’estate. Col risultato che i leghisti non toccheranno palla per un certo periodo, lungo o breve che sia. I territori, prima superrappresentati a Roma, sono oggi scoperti. Vedi il Varesotto, per dire quello più vicino a noi e a suo modo il più eclatante. Per dire ancora del Nord e della irrisolta questione settentrionale, messa in secondo piano dalla Lega nazionale, ma sempre utile alla bisogna per rilanciare programmi acchiappavoti.

Salvini è tutt’altro che finito. Russiagate, rimborsi elettorali spariti, sussurri e grida a suo sfavore, spavalderie in vacanza e quant’altro di negativo lo riguardi sembrano essere ininfluenti sulla popolarità e sul gradimento nell’elettorato. Sufficiente il tema dell’immigrazione per garantirgli consenso. E c’è chi sostiene che proprio l’immagine del ragazzaccio che ama le felpe e le spacconate lo rendono ancora più simpatico. Aldo Cazzullo scrive che “ora Salvini ha davanti a sé la propria traversata del deserto”. Ma lo attraverserà in scioltezza, come piace a lui. Di sicuro facendo parlare, e molto, di sé. Come al convegno di Bruzzano dove si è presentato con la figlioletta Mirta che indossava la t-shirt Miss Papeete e con in mano una coroncina. L’importante è stupire.

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