Accam, Brumana “smonta“ Bellora: «Tenta solo di spaventare i Comuni»

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LEGNANO – No al piano di salvataggio di Accam elaborato da Amga, «inaccettabile dal punto di vista economico, giuridico e contrattuale». È la posizione espressa dal consigliere comunale di Legnano Franco Brumana (Movimento dei Cittadini), che in un lungo intervento “demolisce” una per una le argomentazioni  addotte dal presidente del cda di Accam, Angelo Bellora, nella lettera del 21 ottobre in cui sostiene il suo progetto e tenta, a detta di Brumana, di acquisire l’adesione di Busto Arsizio, che aveva abbandonato l’assemblea del 14 ottobre, nonché di Legnano, Canegrate, Cardano al Campo, Castano Primo e di Rescaldina, che nella medesima occasione si erano astenuti. Per Bellora «il progetto illustrato costituisce la sola concreta prospettiva di risanamento della società», che altrimenti si avvierebbe verso un concordato in continuità o «con maggiore probabilità un fallimento».

Il consigliere legnanese: «Il suo piano è inaccettabile»

Di diverso avviso Brumana, secondo il quale «questo progetto è contrattualmente inaccettabile per la indeterminatezza degli obblighi previsti, è assurdo ed è contrario agli interessi di Amga e quindi dei Comuni che ne fanno parte. Dopo aver esaminato le ipotesi del concordato, che considera improbabile, e del fallimento, Bellora afferma che la vendita della società nell’ambito di una di queste due procedure contrasterebbe la volontà finora espressa dall’assemblea e presenterebbe varie criticità. Occorre innanzi tutto rilevare che la vendita della società nel caso di fallimento sarebbe impossibile e che potrebbe avvenire solo a seguito di una preventiva chiusura del fallimento mediante il soddisfacimento dei creditori». Quanto alle criticità evidenziate da Bellora, per il consigliere civico «sono prive di senso anche se possono essere suggestive. Il controllo pubblico del ciclo dei rifiuti sinora attuato è stato disastroso, come dimostrano le esposizioni debitorie accumulate e i problemi di gestione di un inceneritore di tecnologia antiquata. I Comuni, in caso di chiusura dell’inceneritore, non sarebbero in ostaggio di un privato, ma si rivolgerebbero al mercato attraverso le procedure di evidenza pubblica come avviene per tutte le altre forniture di servizi di cui usufruiscono. La perdita del regime “in house” è già avvenuta perché Accam ha privilegiato l’incenerimento più lucroso dei rifiuti speciali di origine ospedaliera non conferiti dai Comuni e comunque non sarebbe necessariamente un fatto negativo».

«Dal presidente del cda prospettive infondate»

Ancora, i vantaggi prospettati da Bellora per l’operazione di risanamento da lui caldeggiata: «È assurdo – taglia corto il legale legnanese – considerare un vantaggio il governo dell’esposizione debitoria mediante versamenti di somme molto considerevoli e la prestazione di garanzie ad alto rischio a favore di un’attività in stato di insolvenza. L’ostilità preconcetta nei confronti dei privati rivela una visione ideologica contraria al mercato, che da molti decenni non appartiene nemmeno alla sinistra politica. Non si può pensare che la gestione dei rifiuti di Accam, che ha accumulato debiti enormi, possa costituire un esempio virtuoso e preferibile a quella del mercato. Le magnifiche sorti future prospettate per la Newco sono frutto di fantasia e soprattutto non considerano i costi che comporterebbero. Bellora – prosegue Brumana – afferma poi che i Comuni subirebbero pesantissime conseguenze economiche per l’azzeramento delle loro partecipazioni e per le azioni risarcitorie che verrebbero sicuramente avviate dalla magistratura contabile: una prospettiva totalmente insensata. Semmai, si può ritenere più che probabile che la Corte dei Conti agirebbe contro i Comuni proprio se venisse attuato il piano di salvataggio, che comporterebbe l’assunzione di costi notevoli e di azzardati rischi di natura imprenditoriale. Bellora conclude la sua perorazione del piano di salvataggio affermando addirittura la responsabilità erariale a carico degli enti soci e delle persone fisiche che decidessero per gli enti nel caso in cui frappongano “ostacoli all’attuazione del piano di salvataggio”. Dichiarazioni gravi e inaccettabili perché hanno un intento intimidatorio e riferiscono tesi infondate e prive di senso. Questo tentativo di terrorizzare i sindaci costituisce la finalità essenziale del suo intervento, talmente assurdo da apparire come l’ultima e disperata mossa per convincere i Comuni che non hanno votato il piano di risanamento nella recente assemblea».

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