Accam al bivio, Busto nell’angolo: maggioranza in cerca di una soluzione

BUSTO ARSIZIO – Il destino di Accam è appeso a un filo: dopo lo scontro in assemblea di settimana scorsa, la maggioranza che governa Busto cerca di uscire dall’angolo con una proposta alternativa al piano di salvataggio presentato dal CdA. L’idea, sostenuta anche dal sindaco Emanuele Antonelli, è di superare il progetto della Newco interamente pubblica, puntando sul coinvolgimento di un partner privato. Ma la Lega insiste: «Sullo spegnimento dell’inceneritore nel 2027, non si deroga». E per trovare una soluzione «la strada è molto stretta», come ammette un importante esponente del centrodestra bustocco.

Il vertice di maggioranza

Lunedì 19 ottobre la maggioranza di centrodestra si è riunita per cercare di dirimere la questione dopo che Busto Arsizio si è ritrovata praticamente sola contro tutti in assemblea dei soci, sulla proposta del CdA di costituire una Newco per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti con Amga e Agesp. Ipotesi, non condivisa con la società partecipata bustocca, su cui il sindaco Emanuele Antonelli ha espresso la sua contrarietà, ma che la maggioranza dei comuni ha approvato.

Il “cerino” in mano

A questo punto, il “cerino” è finito in mano a Busto. E per bocciare il piano del CdA, c’è bisogno di una solida controproposta, su cui trovare alleati tra i soci, per scongiurare il rischio di apparire come i fautori del fallimento di Accam. Un rischio ormai sempre più concreto, se non si dovesse trovare una soluzione condivisa. Dal tavolo del centrodestra di Busto è emersa l’idea del coinvolgimento di un partner privato che possa garantire la sostenibilità finanziaria e industriale del salvataggio di Accam, mettendo in campo quegli investimenti che servono per poter dare un futuro alla società di smaltimento.

2027: la Lega non si schioda

Ma è un’ipotesi che cozza contro la posizione ferma della Lega di Busto, che non transige dal paletto dello spegnimento dell’inceneritore nel 2027, condizione già passata anche in consiglio comunale. E se già il piano del CdA fa slittare al 2032 la “data di scadenza” dell’impianto di Borsano, è quasi impossibile pensare che un partner privato possa essere disposto ad investire su un termovalorizzatore che avrà appena 6 anni di vita davanti a sé. «Per noi lo spostamento della data di spegnimento è un ricatto» fa sapere il segretario cittadino del Carroccio Francesco Speroni. «Era un punto fermo. Se cambia, il piano non è più credibile, perché tra qualche anno ci verranno a dire che anche il termine del 2032 è da spostare in là». Insomma, serve molta fantasia per trovare una soluzione, considerato che un eventuale “stampella” dall’opposizione, a pochi mesi dalle elezioni, sembra improbabile.

La posizione di Legnano

E poi c’è Legnano. Su cui, tramite Amga, poggiano le basi del piano di salvataggio presentato dal Cda. Ma con un sindaco, Lorenzo Radice, fresco di elezione, che si è trovato sul tavolo una proposta elaborata da altri, e che si è detto «stupito» dal fatto che sia «l’unica» in discussione. Ora Radice pone dei paletti: innanzitutto chiarendo che «questa operazione di rilancio o si fa tutti insieme o non può nemmeno partire». E poi ponendo l’accento sul tema della sostenibilità ambientale, più di quanto non si sia visto nel piano del CdA: «Senza un piano di rilancio Accam fallisce. Senza un piano di conversione e diversificazione Accam resta un ostacolo invece di diventare un’opportunità. Per noi questi due aspetti non sono separabili».

Il presidente di Accam lo sa: «Busto e la Lega i prossimi nodi da sciogliere»

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