Il presidente di Accam lo sa: «Busto e la Lega i prossimi nodi da sciogliere»

angelo bellora presidente accam

BUSTO ARSIZIO – Angelo Bellora tira un respiro di sollievo. Ma sa che c’è poco da stare tranquilli e che l’assemblea dei soci Accam dell’altra sera è stata solo una boccata d’ossigeno. Poiché il difficile arriva ora che il piano non è stato bocciato, ma nemmeno si può dire che sia passato con grande entusiasmo da parte di tutti. Anzi propri i soci di maggioranza e, con le rispettive partecipate in campo per salvare la baracca, si sono: uno astenuto (Legnano) e l’altro nemmeno ha partecipato al voto (Busto). Ed è proprio su Busto che ora il presidente del cda di Accam Bellora deve giocare la partita.

Passo avanti

«Io sono abituato a guardare il bicchiere mezzo pieno – dice Angelo Bellora – e la cosa positiva dell’assemblea è che il piano non è stato bocciato. Ora Accam, Amga e auspico Agesp hanno necessità di lavorare tranquilli. Per un periodo lontano da polemiche e tensioni, perché in ballo c’è il futuro non tanto della società, ma di un patrimonio di tutto il territorio».

Bellora sa bene che la salita è appena iniziata. Ma fino all’altro giorno nemmeno aveva la certezza di arrivare ad attaccare la rampa. Il rischio, infatti, era che tutto saltasse. «Ora invece serviranno una serie di passaggi formali, ma per lo meno il percorso è stato imboccato ed è quello di costruire un progetto che faccia di Accam il gestore del ciclo integrato dei rifiuti. Con un primo obiettivo da raggiungere: tornare quanto prima a essere una società in house».

Legnano si astiene, Busto non vota

«Ho apprezzato l’astensione del sindaco Lorenzo Radice di Legnano. E’ appena stato eletto – dice Bellora – e giustamente vorrà capire la situazione prima di prendere una decisione. Per quanto riguarda Busto, sono bene che è qui il nodo da sciogliere, poiché se Agesp non fa il passo per entrare nella new co. verrebbe a mancare uno dei pilastri del progetto prospettato».

E con Palazzo Gilardoni i temi in ballo sono tanti: dal terreno all’affitto, senza dimenticare la data di dismissione, quel 2027 che pare abbia sotto le rotelle poiché per forza di cose slitterà ancora in avanti. Insomma passaggi non facili e decisioni non semplici da prendere per il sindaco Antonelli, sul quale c’è anche il fiato sul collo della Lega. «Capisco la posizione politica del Carroccio – dice Bellora – ma senza voler entrare nella dinamica politica che non mi compete, dico che qui non è una questione di chi vince o di chi perde. Se Accam fallisce forse a uscire sconfitto è tutto il territorio che si ritrova comunque con il problema rifiuti irrisolto».

Il niet dei Cinque stelle

I grillini bustocchi sono i primi a prendere posizione sull’esito della riunione. E il consigliere Claudia Cerini non è certo tenera: «Ancora una volta non è stato rispettato il mandato del consiglio comunale – dice – Non ho capito il motivo per cui il nostro sindaco, pur dichiarandosi contrario non ha votato contro quel piano e ha preferito disertare la votazione. Antonelli venga di nuovo in consiglio a dirci in maniera chiara come la pensa, mentre Gianfranco Carraro di Agesp venga in Commissione a chiarire per quale motivo Agesp ha portato avanti il discorso senza di fatto avere un mandato consigliare».

Il fallimento della politica

I Verdi Ecologisti di Busto Arsizio, invece, decretano la fine della storia dell’inceneritore non tanto per questioni ambientali quanto piuttosto per colpa di una politica campanilistica e litigiosa portata avanti in questi anni dai Comuni soci e dai loro rappresentanti politici e istituzioni che, all’interno del Consorzio, non hanno mai saputo fare sintesi rispetto a progetti e necessità.

«Accam è stata manipolata e tramutata in macchina mangiasoldi, fabbricante di denaro per i pochissimi al potere; fatti e malversazioni entrate da anni nelle scritture dei magistrati inquirenti. La conclusione a cui è giunta l’assemblea dei soci Accam di ieri, 14 ottobre, non è che l’ennesimo episodio delle divisioni dei gruppi virtuali all’interno del Consorzio, privi di coesione politica e carenti nel senso della missione al bene comune. In questa tremebonda situazione è assente il convitato principale, Regione Lombardia, malgovernata negli obiettivi e nelle spese pubbliche».

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