Su Accam il direttivo nazionale della Lega detta la linea alla sezione bustocca

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BUSTO ARSIZIO – Per dirimere la questione Accam in casa Lega intervengono i vertici del Carroccio di via Bellerio. Oggi, venerdì 26 ottobre, si è tenuta a Milano una riunione alla quale hanno partecipato Giovanni Malanchini in rappresentanza del segretario nazionale Grimoldi, Matteo Bianchi, segretario provinciale, i sindaci Andrea Cassani di Gallarate e Gianbattista Fratus di Legnano e Francesco Speroni, segretario leghista della sezione di Busto.

La linea da seguire. Anche a Busto

Durante l’incontro è stata chiarita la posizione della Lega nazionale su Accam. L’impianto nel quadro degli inceneritori lombardi non è strategico e ciò significa che per forza di cose si debba andare verso la chiusura. E’ vero però che la dismissione fissata al 2021 comporta sulla carta rischi troppo elevati. Si tenga anche conto che la volontà espressa dalla Lega nella riunione in Bellerio è quella di non fallire una società pubblica.

Insomma l’unico escamotage per evitare la drammatica chiusura è quindi lo slittamento al 2027. Lasciando però aperta la possibilità di portare sul tavolo del governo di Roma le istanze dell’inceneritore bustocco, affinché vengano trovate e destinate risorse per sanare i conti e quindi, a quel punto chiudere l’impianto prima del 2027 e senza fallimento.

Il grimaldello

Quindi la linea che il nazionale del Carroccio detta su Accam sostanzialmente è: l’impianto deve chiudere, possibilmente in anticipo sul 2027, ma con i conti in ordine. Quindi si dovrà prima votare lo slittamento oltre il 2021, poi lottare affinché il governo ascolti le istanze del territorio e infine sperare che Roma “scucia” i soldi necessari per raddrizzare la baracca economica della società e spegnere.

Una mediazione quella trovata che punta a mettere d’accordo sia quella parte di Lega favorevole al 2027, ma forse anche al fatto che l’attività debba proseguire anche oltre quella dead line, ma soprattutto la Lega bustocca. La quale invece si è messa di traverso e vuole con fermezza lo stop al 2021. E proprio la posizione del nazionale, che di fatto rispetta in sostanza le varie sensibilità leghiste su Accam, dovrebbe essere il grimaldello per sbloccare la Lega bustocca e far passare, al prossimo consiglio, lo slittamento.

Però la posizione della Lega nazionale deve essere illustrata anche ai militanti della sezione di Busto. E pare che a chiedere che venga fatto dagli stessi vertici della segreteria di partito sia stato Francesco Speroni.

«Quello di questa mattina è stato un incontro proficuo – ha dichiarato Matteo Bianchi – dal quale è venuta fuori una posizione di buon senso. La segreteria provinciale è quindi allineata su quanto deciso stamane e colgo l’occasione per ringraziare il nazionale del mio partito per essersi adoperato ad affrontare il problema e trovare una soluzione».

Si agitano i Cinque stelle

E mentre in casa Lega si lavora per trovare una mediazione interna, i Cinque stelle continuano a dare battaglia sull’inceneritore per la chiusura al 2021.

E’ il senatore grillino Niccolò Invidia a far sapere che «è stato depositato presso la procura contabile della Corte dei Conti di Milano un esposto in ordine alle presunte irregolarità nella gestione degli esercizi dal 2014 sino al 2017».

«E’ bene ricordare – si legge nella nota grillina – che la società Accam gestisce l’impianto di incenerimento sito in Busto Arsizio quale società “in house” che garantisce lo smaltimento rifiuti ai 27 comuni soci, i quali, con decisioni prese a maggioranza, stanno conducendo la società in una situazione difficilmente reversibile. Negli ultimi 3 anni è cambiato due volte il Cda della stessa,  ed oltre il 90% del capitale sociale è andato perduto, nonostante, secondo chi la amministra, i piani industriali assunti avrebbero dovuto riportare i bilanci della società fuori dal preoccupante stato in cui da tempo si è venuta a trovare. Aspettative di risanamento evidentemente disattese e che, vista la perdurante situazione di crisi, hanno portato a condividere la necessità di cessare le attività dell’impianto».

Infine Invidia ricorda che «I Comuni soci hanno dapprima favorevolmente condiviso un piano industriale che prevedeva la chiusura dell’impianto entro la fine del 2017 – poi prorogata sino al 2021 –  ed in progetto di un’ulteriore ed ingiustificato prolungamento sino al 2027 senza, a nostro parere, le necessarie coperture finanziarie. Un piano industriale rivelatosi fallimentare nel tentativo di rilancio che falli già nel 2014 e che è fallito anche con il secondo tentativo di risanamento nel 2016».

 

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