Accam, situazione drammatica. Antonelli bigia l’incontro coi soci e sceglie le salamelle

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BUSTO ARSIZIO – La situazione di Accam è drammatica. Appesa a un filo forse. Tanto che alla riunione dei soci che si è tenuta questa sera, venerdì 7 febbraio, c’è chi sul tavolo ha messo anche l’ipotesi di messa in liquidazione. Riunione che Emanuele Antonelli, sindaco di Busto, ovvero del Comune socio di maggioranza, ha deciso di disertare. Preferendo l’incontro ai Molini Marzoli sul “Safety e Security nelle manifestazioni pubbliche”, ovvero l’illustrazione delle norme per organizzare le feste e le sagre. Un’assenza, quella del sindaco bustocco al primo incontro ufficiale dopo il rogo e in un momento drammatico, che molti soci hanno letto come uno schiaffo. Ma andiamo con ordine nel delineare quella che lo stesso presidente del cda Angelo Bellora ha definito «una situazione, delicata e molto difficile».

La conta economica dei danni e le assicurazioni

Bellora ha scoperto tutte le carte, anche le peggiori, per tratteggiare ai soci la reale situazione. A partire dall’ammontare dei danni causati dal rogo, ovvero 1 milione e 500 mila euro per rimettere in sesto le due turbine. Un altro milione e mezzo va aggiunto tra i costi per continuare a garantire il servizio in queste settimane di stop e i mancati introiti. In più c’è la grana delle assicurazioni, che non sono state più rinnovate dal 2016, poiché a quel tempo si ragionava su una chiusura ormai prossima.

Oltre al fatto che la liquidità economica ora è in riserva. Tanto che il presidente Bellora ha chiesto ai sindaci di valutare, riflettere la possibilità da parte dei Comuni soci di mettere a garanzia fidejussioni al fine di poter aprire linee di credito, utili per far entrare denaro fresco, vitale per ripartire, ma soprattutto per  arrivare al 2027. «Perché – ha spiegato il presidente del cda – fermarsi prima sarebbe una sciagura».

Dalla padella alla brace

Per com’è al momento la situazione il rischio di passare dalla padella alla brace è concreto. Ovvero: da un lato la messa in liquidazione o il default della società, dall’altro l’opzione di mettere in vendita l’impianto che, tra le altre cose, vorrebbe anche dire perdere il controllo pubblico dell’attività. «Sono due ipotesi che abbiamo iniziato ad analizzare – continua Bellora – certo la messa in liquidazione sarebbe sul breve la scelta più semplice. Ma poi bisognerebbe valutare la perdita del valore delle quote dei Comuni, considerare il fatto che al momento non sono stati accantonati tutti i soldi necessari per la bonifica (servirebbero 4 milioni e 700 mila) e fare la conta dei debiti. Insomma costi enormi che graverebbero sulle spalle dei soci».

E la messa in vendita? «Strada che si potrebbe anche percorrere – continua Bellora – ma chi arriva? In ogni caso, in questa situazione, il privato interessato acquisterebbe a un prezzo irrisorio la società. Senza contare che sul piatto chiederebbe il prolungamento dell’affitto del terreno al Comune di Busto e, quasi certamente, di annullare la dead line del 2027».

La quarta via

La più complessa, «ma forse l’unica via di possibile salvezza», dice Bellora. Strada che presupporrebbe un’accelerazione del dialogo già avviato con Amga e comporterebbe il coinvolgimento anche di Agesp. «E’ questa la via del partner industriale – spiega il presidente – che ha come obiettivo quello di ragionare sul trattamento del ciclo dei rifiuti più articolato. Una via però che non può prescindere dalla decisione dei soci di intervenire economicamente per la salvezza della società».

Bellaria voce fuori dal coro

Che il quadro sia davvero drammatico lo si capisce dai commenti stringati degli amministratori a fine riunione. C’è chi parla di «disastro», chi è certo che «qua non se ne viene fuori» e chi non riesce nemmeno a trovare le parole per esprimere la grande preoccupazione. Solo Stefano Bellaria, sindaco di Somma, mette sul tavolo un po’ di ottimismo: «Dobbiamo farcela – dice – E’ dura, anzi durissima, ma credo che tutti noi dovremmo trovare il coraggio per guardare anche ad altri scenari».

La preoccupazione dei grandi

Tra i primi ad uscire dalla riunione è il sindaco di Gallarate Andrea Cassani, il quale non nasconde la sua preoccupazione: «Non vorrei che si attuasse un accanimento “terapeutico” su una situazione molto complicata». Ovvero, meglio la messa in liquidazione? «E’ un’ipotesi che a questo punto va valutata. La società ci ha chiesto di valutare con attenzione la possibilità da parte dei Comuni di mettere a garanzia fidejussioni. Prima di tutto occorre vedere se le norme lo consentono, se la strada è politicamente sostenibile e soprattutto se ci sono i tempi, che stringono, per farlo. Insomma la vedo dura».

A parlare di rischio concreto che la società possa andare incontro a un fallimento difficile da governare è Gigi Farioli, assessore di Busto chiamato con delega a sostituire Antonelli: «Aggiungo, ribadendo quanto già detto, che non possiamo più rinviare le scelte. Anche se potrebbero essere drammatiche. Nei prossimi giorni Bellora invierà a tutti i soci un quadro dettagliato di quanto illustrato all’incontro. Personalmente agli amministratori presenti ho chiesto di riflettere su quale tipo di responsabilità vorranno assumere. Ed è anche in base alla risposta che daranno che si potrà prendere una decisione a questo punto non più rinviabile».

Antonelli punta sulle salamelle

L’assenza del sindaco di Busto (anche se a rappresentarlo era presente Farioli, il cui intervento è stato molto apprezzato) non è passata certo inosservata da parte dei soci. Il sindaco di Busto, anziché Borsano, dove ieri ha comunque regalato il suo rustico show, questa sera ha scelto i “più comodi” Molini Marzoli, dove si è tenuto l’incontro su “Safety e Security nelle manifestazioni pubbliche”. Certo alla riunione dedicata alle associazioni, andata in scena in contemporanea con l’incontro in Accam, c’era il prefetto Enrico Ricci. Ma tra le “salamelle sicure” e la delicata situazione dell’inceneritore, il primo cittadino di Busto ha optato per la prima soluzione. Scelta che più di un socio non ha preso molto bene. Tanto che, qualcuno, dopo aver ricordato i “complimenti” che lo stesso Antonelli ha rivolto ai colleghi soci in consiglio comunale qualche mese fa (definendo l’assemblea dei soci “un assemblea di teste di…), ha letto la mancata presenza come un ulteriore schiaffo. Mollato tra l’altro in un momento di grande difficoltà.

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