Busto, Antonelli: “Dobbiamo rilanciare Accam. Chi non ci sta esca dalla società”

busto antonelli accam

BUSTO ARSIZIO – Liquida i Cinque stelle, che in genere sono il suo bersaglio prediletto, senza trascendere e gioca una partita sapendo di avere dalla sua i numeri espliciti della maggioranza. E forse quelli silenziosi di una parte dell’opposizione. Alla fine Emanuele Antonelli porta a casa il risultato. Ovvero l’approvazione della mozione sulla spostamento della chiusura di Accam al 2027.

Ma ieri sera, lunedì 24 settembre, in consiglio il primo cittadino di Busto non si è fermato all’approvazione del documento. E su Accam ha rilanciato riuscendo a spostare la discussione non più sul breve periodo, ma su prospettive molto più ampie. In termini di tempo e di azione.

Passa la mozione

Passa la mozione del sindaco Antonelli. E si fa sempre meno timida l’ipotesi di non fermarsi a quel 2027, bensì di iniziare a ragionare seriamente su uno scenario, fino ad ora esorcizzato e che potrebbe prevedere anche l’ingresso in società di un privato nella gestione dell’attività. Seppur con una buona partecipazione, diciamo il 49%, nelle mani del pubblico. E forse a segnare il vero passo in avanti, più dell’approvazione della mozione, sono proprio le dichiarazioni trasversali dei consiglieri, durante e dopo il consiglio, di voler affrontare il nodo dell’iinceneritore come mai è stato fatto fino a ora. Poiché in tanti fanno notare che la situazione tragica di Accam è un caso più unico che raro: «E’ l’unico impianto che tratta rifiuti in tutta la Lombardia, che non è mai riuscito a decollare. Tutti gli altri funzionano, portano utili e anche parecchi benefici. Tranne il nostro».

Parole dure

Più che l’idea di non chiudere Accam al 2027 e di trovare una soluzione per dare un lungo futuro alla società Accam, a destare stupore e creare un po’ di imbarazzo sui volti di alcuni assessori e consiglieri di maggioranza è stato l’intervento del sindaco Antonelli. Un discorso schietto, duro, con parole oltre le righe e fuori dai denti.

A finire nel mirino del sindaco sono i soci di Accam, che tra l’altro sono i suoi “colleghi” primi cittadini, rei di essere troppo litigiosi e impegnati a difendere posizioni ideologiche e di partito più che l’interesse della società. Tanto che Antonelli, dopo averli individuati come «i responsabili dei tanti problemi» sorti e mei risolti negli anni, non ha esitato a definirli «delle teste di …». Nessuno escluso: «Mi ci metto dentro anch’io». Certo il riferimento non è rivolto solo a coloro che oggi formano l’assemblea dei soci, ma a tutti coloro che negli anni si sono succeduti.

Il discorso del sindaco non dà spazio ad equivoci: «Se Accam va male la colpa è dei soci. Di quelli che dettano la linea delle società e poi scelgono di conferire i loro rifiuti altrove. Di quelli che di fronte all’ipotesi di aumento delle tariffe hanno messo sul tavolo la possibilità di non portare più i rifiuti all’impianto di Borsano. Atteggiamenti che ogni volta hanno sempre costretto i vari cda a rivedere le scelte, a trovare soluzioni di compromesso. Ogni volta si è sempre dovuto partire da capo. Fosse dipeso solo da me li avrei mandati a quel paese (in realtà l’invito profferito è stato molto meno istituzionale ndr)».

Non urla e non alza la voce. Ma forse proprio per questo le parole di Antonelli spiazzano e preoccupano i suoi alleati. Al tavolo degli assessori c’è chi sgrana gli occhi, chi abbassa lo sguardo e scrolla la testa e chi impassibile continua a fissare il vuoto davanti a sé. Non per i concetti espressi dal sindaco, bensì per alcuni suoi passaggi un po’ troppo coloriti e poco istituzionali visto il contesto in cui vengono pronunciate.

Lui, Antonelli, però tira dritto e alza l’asticella. Anche perché ha capito che il terreno è pronto per forzare un po’ la mano e buttar lì quello che forse è il vero obiettivo: dare alla società Accam, non una chance per sopravvivere, ma l’occasione di rilanciarsi. E il primo lacciuolo da tagliare è provare a levare ogni scadenza imminente: «Io vorrei che si cominciasse a pensare di spostare la chiusura tra 30 anni, per sviluppare la società e far diventare l’impianto una risorsa per il territorio. Gli altri soci non ci stanno? Escano pure. Busto potrebbe anche farcela da sola. Io ci credo».

Chi proprio non ha fede nelle parole del sindaco sono i Cinque stelle, arroccati sulle proprie posizioni, ribadite in tutte le salse e in ogni occasione.

La geografia del voto

Dopo oltre due ore di discussione e una limatura suggerita dal consigliere Diego Cornacchia e inserita nel testo della mozione, già emendata dalla Lega, il documento Accam viene messo ai voti. Documento che passa con 16 voti a favore e l’astensione di Busto al centro. Pd e Cinque stelle scelgono la strada di non partecipare alla votazione. E così Emanuele Antonelli il prossimo 28 settembre si presenterà all’assemblea dei soci con in mano il mandato di far slittare al 2027 la chiusura di Accam, passaggio fondamentale, nell’immediato, per presentare il nuovo piano industriale e iniziare a guardare al futuro con lo spettro del fallimento che, anche se non del tutto, un po’ si allontana.

 

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