Accam, «una commissione d’inchiesta» anche a Busto. La chiedono i Cinque Stelle

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BUSTO ARSIZIO – Dopo la mozione di Franco Brumana (Movimento dei Cittadini) a Legnano, la richiesta di una commissione d’inchiesta su Accam approda anche in consiglio comunale a Busto Arsizio. Sono i due portavoce del Movimento Cinque Stelle a palazzo Gilardoni, Claudia Cerini e Luigi Genoni, ad annunciare che chiederanno l’istituzione dell’organismo consiliare d’indagine «per fare chiarezza sulla mancata approvazione del bilancio 2019 e sullo stato patrimoniale e amministrativo» della società che gestisce l’inceneritore di Borsano.

Le bordate contro il piano

Cerini e Genoni non risparmiano critiche sul salvataggio di Accam, prendendo di mira i sindaci di Legnano e di Busto Arsizio, ma anche l’assessore ed ex sindaco bustocco Gigi Farioli, in prima linea ai tavoli politici che si stanno moltiplicando nelle ultime settimane per arrivare a chiudere l’operazione. Nel mirino anche il coinvolgimento di Cap Holding, invocato da «otto sindaci, di cui quattro non soci Accam», e la prospettiva di «triplicare i rifiuti trattati» a Borsano con lo smaltimento dei fanghi da depurazione.

Speroni contro i Cinque stelle

«Credo che un consigliere prima di scrivere dovrebbe studiare regolamento e statuto – spiega il segretario cittadino della Lega Francesco Speroni – Se i grillini l’avessero fatto avrebbero scoperto che non si può istituire una commissione d’indagine su Accam. Lo statuto del resto parla chiaro: “Il consiglio comunale, a maggioranza assoluta dei propri membri, può istituire al proprio interno Commissioni di indagine sull’attività dell’Amministrazione. Ciò significa che non può fare alcuna attività d’indagine su una società come Accam, anche se partecipata dal Comune».

La nota dei Cinque Stelle di Busto

Lupi travestiti da agnelli

Otto sindaci, di cui 4 non facenti parte dei soci di Accam, hanno firmato una lettera di richiesta di aiuto a Cap Holding per cercare di salvare ancora una volta l’inceneritore di Borsano. Sono i sindaci di Busto Arsizio, Legnano, Magnago, Arconate, Parabiago, Robecchetto con Induno, Turbigo, Villa Cortese, che nella lettera usano parole suadenti come economia circolare, e green deal per celare la peggiore delle soluzioni.

Si parla infatti di economia circolare, ma si intende investire ancora nell’incenerimento dei rifiuti per recuperare calore da destinare al teleriscaldamento (che nessuno vuole perché economicamente non conveniente).

Si parla poi di attirare i fondi europei del Green Deal, ma per fare cosa? Portare a Borsano la gestione dei fanghi del varesotto e dell’Alto milanese, fanghi che, per la cronaca, andrebbero poi in parte a bruciare sommandosi ai rifiuti.

Insomma, insieme all’impianto Forsu di Legnano, che a breve partirà, si triplicheranno i rifiuti trattati. Dove sono quei sindaci che sembravano così preoccupati dell’impatto dei camion? Non hanno niente da dire?

Promotori dell’iniziativa sembrano essere il sindaco di Legnano, il sindaco di Busto e l’assessore Farioli.

Se il sindaco di Antonelli non ha mai nascosto il suo sostegno all’incenerimento e anzi vorrebbe che subentrasse una società privata a dare continuità aziendale, stupisce la posizione dei sindaco di Legnano Radice che, dopo aver bloccato il piano di Amga perché, a suo dire, non prevedeva alternative ecologiche, ne ripropone uno significativamente peggiore dal punto di vista ambientale dato che, se andassero in porto gli interventi previsti l’inceneritore continuerebbe a bruciare per i prossimi 50 anni.

Ma non era lui che in campagna elettorale scriveva: “lavoreremo perché Accam cambi chiaramente e concretamente strategia, per arrivare allo spegnimento dei forni prima del 2027 con piani di gestione alternativi e sostenibili per i rifiuti del territorio”?

E non è nemmeno chiaro perché l’assessore Farioli, dopo essersi disinteressato della situazione della società per anni, oggi chiama alla responsabilità e a non tirarsi indietro in scelte difficili. Ma un atto di responsabilità lui non lo fece nel 2015 quando, dopo che la maggioranza dei soci Accam votò per chiudere l’inceneritore e realizzare un impianto di trattamento a freddo, si rifiutò di concedere il terreno su cui sorge Accam, mandando di fatto in fumo la possibilità di passare a una vera economia circolare.

Insomma i nostri attuali politici, sia di centro-destra che di centro-sinistra, sembra siano totalmente indifferenti alle conseguenze che investire ancora nell’incenerimento avrà sulla salute
dei cittadini che risiedono nelle aree limitrofe all’inceneritore, cittadini che per 50 anni hanno sopportato le conseguenze di un inceneritore sul loro territorio con spirito di servizio alla
comunità, ma che oggi dicono basta!
Intanto ad oggi Accam non ha ancora presentato i bilanci del 2019, nonostante più richiami dai comuni soci, e questo è inaccettabile. Bene ha fatto Legnano a segnalare la cosa alla corte dei conti e al ministero, non crediamo sia invece una scelta corretta quella del comune di Busto Arsizio di non fare altrettanto.
Per fare chiarezza su questo punto e sullo stato patrimoniale e amministrativo, come Movimento 5 stelle, chiederemo una commissione consigliare di inchiesta.

Claudia Cerini – Luigi Genoni

busto arsizio accam m5s – MALPENSA24