Acrobazie: il circo del Mes

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di Massimo Lodi

L’opposizione ha spesso torto nell’incalzare su questioni banali la maggioranza. Ma ha ragione a definire una pagliacciata/un circo la storia del Mes. Cos’è il Mes? Il Meccanismo europeo salvastati, approvato da tutti i componenti dell’Ue, tranne l’Italia. Vi si ricorre in caso di default finanziario: Bruxelles ti dà una mano, ovvio che pretenda garanzie, il sostegno non è gratis. Ma almeno non fallisci.

Dunque roba utile, deideologizzata, semplice da capire/utilizzare. Da noi s’è gonfiata a pallone di mischia partitica. Inutilmente. Finirà nell’obliquo compromesso: sì al Mes, con l’impegno di Chigi a non servirsene nella presente legislatura. A meno che, ovvio. A meno che non si ripresenti, in differente veste, il drammatico 2008. Una quadra acrobatica, giusto per tenere insieme il favorevole Tajani, lo sfavorevole Salvini, la favorevole-sfavorevole Meloni. Mediatrice obbligata, e forse dentro di sé convinta. Sia della valenza operativa del mezzo sia del suo significato politico. Italianizzarlo le servirà nella campagna per le europee ‘24, essendo chiaro l’obiettivo di Fratelli d’Italia: entrare, comunque sia, nel governo dell’Europa. Se no, si conta zero.

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Massimo Lodi

Al proposito, i giochi in vista della futura leadership di Commissione sono cominciati. Macron lancia Draghi, Draghi elogia Von der Leyen, Von der Leyen santifica l’esempio Merkel, Merkel fu la madrina di Draghi presidente Bce. Lo giudicava/giudica il più tedesco dei non tedeschi. Cerchio chiuso, tutti si tengono: una governance tecnica esiste, pur se invisibile.

Noi che si fa? Meloni è draghista in campo economico e ambito internazionale. Sembrava non dispiacerle una tal candidatura, e ancora di più se sostenuta dagli americani. Che la sosterrebbero, eccome. Poi la gaffe: Marione bravo solo a mostrarsi in photo-opportunity con Macron e Scholz sul treno per Kiev. Quindi, la retromarcia: ce l’avevo col Pd, non con lui. Brividi. Resta una convenienza: pur se Draghi rifiutasse la chiamata, importa partecipare allo schema della sua possibile designazione. Gettando le basi d’ingresso nella larga intesa che presumibilmente amministrerà il Continente, marginalizzando i sovranisti. Certo, la premier non può esporsi. Ma imporsi di seguire un ben definito piano, questo sì.

La controprova arriverà dall’ok al Mes, per quanto condizionato dagli accennati arzigogoli e da altri ancora. L’occasione del ‘24 segna il bivio per la destra post-barricadiera: o s’evolve in destra conservatrice, così da acquisire il favore moderato; o s’involve in destra balbettatrice, non più del tutto radicale e non ancora del tutto riformista. Si narra che il ministro dell’Economia Giorgetti potrebbe essere sintesi della decisione finale, trovando posto nell’esecutivo europeo che nascerà l’estate ventura. D’accordo infine (bongré malgré) anche Salvini, con tanti saluti ai recenti sodali del convegno fiorentino: altrimenti, il suo futuro sarà nero. Ops.

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