Rischiamo di veder spazzato via il nostro intero sistema imprenditoriale

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La nostra proposta è un Patto per lo sviluppo 2030 uno strumento di condivisione che protegga le imprese e i suoi dipendenti valorizzando le filiere oggi impegnate nel far uscire il Paese dalla situazione senza privare i cittadini dei beni essenziali. Un patto che deve intervenire su più fronti: sostenere l’emergenza, dare ossigeno alle imprese per mantenere la occupazione e delineare una nuova frontiera per il nostro sistema Paese che possa anche favorire il reshoring di imprese e prodotti. Insomma dovremo avere la capacità di ricostruire il nostro tessuto imprenditoriale e sociale facendo di questa emergenza una occasione per innovare il sistema produttivo.                                         

Con l’emergenza abbiamo imparato ad utilizzare meglio gli strumenti di comunicazione e di lavoro a distanza, allora trasformiamo questa disastrosa crisi in una opportunità di sviluppo del domani.  Innoviamo le filiere, riaggiorniamo i Distretti Industriali ed Artigianali, riavviamo con maggiore determinazione un progetto che ha dimostrato di funzionare ma che non è stato colto nella sua pienezza: industria 4.0. Negli anni scorsi quante volte abbiamo discusso e analizzato il nostro ritardo in alcuni settori, nella consapevolezza di come era e ancor più sia necessario avviare un processo virtuoso di innovazione produttiva. Ma tutto ciò potrà verificarsi solo se anche lo Stato e tutte le Istituzioni avranno la capacità di sostenere, anche dopo l’attuale emergenza, questo processo accompagnandolo con importanti misure economiche, una appropriata defiscalizzazione e sburocratizzazione.  Senza misure appropriate e mantenendo l’attuale sistema amministrativo burocratico, lento, farraginoso e costoso, sarà impossibile non solo avviarci verso il 2030 ma anche sostenere il 2020. 

Negli anni scorsi quante volte abbiamo discusso e analizzato il nostro ritardo in alcuni settori, nella consapevolezza di come era e ancor più sia necessario avviare un processo virtuoso di innovazione produttiva. Ma tutto ciò potrà verificarsi solo se anche lo Stato e tutte le Istituzioni avranno la capacità di sostenere, anche dopo l’attuale emergenza, questo processo accompagnandolo con importanti misure economiche, una appropriata defiscalizzazione e sburocratizzazione.  Senza misure appropriate e mantenendo l’attuale sistema amministrativo burocratico, lento, farraginoso e costoso, sarà impossibile non solo avviarci verso il 2030 ma anche sostenere il 2020.  La introduzione di misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e le partite iva sono state necessarie ed indispensabili, ma non basta. Indispensabile ampliare tali misure, in particolare quelle previste per i professionisti, allargando tali contributi anche alle figure professionali iscritte agli Ordini Professionali. Dobbiamo, da subito, introdurre politiche attive del lavoro per ampliare l’apprendistato e il lavoro leggero. Rafforzare, con maggiori risorse, l’abbattimento del cuneo fiscale, cioè lasciando più soldi nelle tasche dei lavoratori. Promuovere una straordinaria campagna di formazione per i dipendenti per attrezzarci e dare ancora più forza al nostro tessuto imprenditoriale per rendere competitive le nostre aziende.

Riteniamo giusto ma insufficiente il rinvio delle scadenze tributarie previdenziali, misure che vanno ampliate anche alle attività con un fatturato oltre i due milioni di euro. Come si può pensare che al 31 maggio, o 30 giugno per i versamenti regionali, le imprese, i lavoratori i cittadini tutti saranno in grado di riprendere i versamenti sommando a quelli correnti quelli rinviati. Si dovrà, sempre che si voglia davvero favorire una vera e concreta ripresa, approvare uno shock fiscale. E’ necessario prevedere un ampliamento del periodo del rinvio delle scadenze fiscali e previdenziali, oltre il 31 maggio e 30 giugno ed introdurre per il medesimo periodo zero tasse, l’azzeramento delle stesse imposizioni fiscali e previdenziali, alle imprese, professionisti ecc. che hanno dovuto sospendere le produzioni o i servizi erogati purché le stesse abbiano ripreso le attività ed introdotto innovazione nei processi produttivi. Per le altre aziende si può prevedere un periodo di almeno 12 mesi per il versamento delle imposizioni fiscali e previdenziali sospese.

Anche la tassazione Regionale deve contribuire al sostegno e rilancio del nostro tessuto produttivo, imprenditoriale e del lavoro. Ad esempio abolendo il bollo auto per il 2020, rivedendo l’addizionale Irpef regionale e tutte le tassazioni di carattere regionale. Così pure i Comuni possono contribuire rimodulando le tasse locali (Tasi, Tarsu ecc.) almeno riducendo le tariffe proporzionalmente al periodo di forzata chiusura. Si dovrebbe cercare di uniformare la tassazione locale. La Regione si dovrebbe far carico di coordinare anche attraverso un Protocollo d’Intesa con Anci, la tassazione locale con misure atte alla rimodulazione della tassazione applicata nei diversi Comuni. In maniera particolare dobbiamo pensare al sostegno del commercio di vicinato, delle botteghe artigianali anche per evitare il definitivo svuotamento dei centri cittadini. Servono misure senza precedenti per il rilancio turistico da approvare subito. Sostegno alle imprese ricettive, ma soprattutto una straordinaria campagna di valorizzazione del nostro patrimonio culturale, paesaggistico, ambientale ed enogastronomico.

Dobbiamo attivare politiche di sostegno all’esportazione con misure di assicurazione del credito competitive, revisione dei costi pubblici del trasporto, rafforzamento degli Istituti pubblici dedicati all’esportazione dei beni come ad esempio l’Ice e sostegno ai consorzi Export. Per promuovere con maggior determinazione il Made in Italy si deve operare attraverso politiche fiscali di settore, formazione e recupero delle professionalità tradizionali anche tramite la costituzione di una Accademia dei Saperi da abbinare a specifici Istituti Tecnici così da per favorire percorsi formativi specifici rivolti ai giovani e agli over 50. E’ infine necessario sostenere con apposite misure di credito e bandi a fondo perso, lo sviluppo delle produzioni locali.

La chiusura delle scuole di ogni ordine e grado e delle università ha determinato un clima di grande incertezza sull’istruzione nel nostro paese a tutti i livelli. La soluzione della didattica a distanza seppur utile in una prima fase ha evidenziato e sta evidenziando grandi limiti dovuti alla burocrazia (diverse piattaforme da gestire in contemporanea) e alla mancanza di risorse adeguate (Pc e connessione rete ad esempio) per tutti gli studenti. Inoltre il tutto ha creato un ulteriore ed enorme divario tra scuole pubbliche e scuole private (paritarie e non). Queste ultime, vere e proprie imprese di piccole e medie dimensioni, si trovano a fronteggiare gli stessi problemi di qualsiasi altra azienda senza vedere alcuna soluzione all’orizzonte. Ed infine l’aspetto degli studenti: alcuni di loro (Dsa e non) si trovano a dover fronteggiare una nuova modalità di apprendimento senza i mezzi adeguati, il supporto psicologico e le attenzioni che meritano e che solo la modalità a cui erano abituati riusciva a dare, mentre si chiedono ogni giorno se varrà o meno il titolo di studio che conseguiranno in questi mesi. Chiediamo di ridisegnare la scuola del futuro tenuto conto di questi elementi e dell’importanza dell’istruzione come elemento imprescindibile per avere le persone adeguatamente formate per poter lavorare poi nelle nostre imprese 4.0 di qualsiasi tipologia o per svolgere le attività di libera professione.

La Presidenza Aime

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