Al Centro l’uomo e la sua libertà

di Gigi Farioli*

È ormai iniziata la più imprevedibile (secondo razionalità e consapevolezza del bene comune), campagna elettorale che sia stata mai vissuta nella storia della Repubblica, pur ricca di scioglimenti anticipati. La prima settimana, per la verità, è parsa una sorta di Babele in cui gli orfani od ascari del peggior bipopulismo hanno preferito aggredire gli avversari più che giustificare un eventuale consenso alla propria parte politica. E, sia da destra che da sinistra, per evidente e manifesta volontà di rimuovere sensi di colpa, ambiguità, contraddizioni, o forse per l’imbarazzo che cercano a fatica di mascherare si sono curiosamente (?) coalizzate nel cercare di impedire che il libero e responsabile voto degli italiani si rivolga all’unica chiara novità: il cosiddetto Terzo Polo, che personalmente preferisco definire il polo dei liberali, popolari e riformisti.
Sì, perché questa offerta, l’unica veramente nuova nel panorama stantio delle vecchie sigle, è la naturale foce ed insieme fonte fertile di un percorso da me iniziato ormai da più di un anno, quando, avendo intuito è verificato l’ormai evidente gap tra una Forza Italia sempre più vassallo ininfluente di una deriva sovranista, illiberale e populista, mi ero fatto promotore di una nuova proposta per le amministrative che cercasse di offrire una alternativa alle estreme sempre più lontane dal centro destra originario, con un centro che unisse liberali e riformisti (per semplificare da Forza Italia a Italia Viva, passando per Cambiamo, popolari e civici di centro). L’esperimento, dopo un iniziale supporto dei vertici provinciali, fu violentemente interrotto dal diktat del 5 di agosto, in cui con atto improvviso, pressioni e promesse che tralascio, mi fu intimato di rientrare secondo il dogma della unità del centrodestra. Fu allora che, con scelta sofferta ma insieme consapevole e coerente, preferii continuare sul percorso candidandomi come sindaco con il sostegno di due liste, una sostanzialmente aderente al civismo liberale e popolare, l’altra simile a due sperimentate a Milano e Varese di stampo riformista, a cui aderirono Italia Viva, Azione e civici riformisti e socialisti. Dopo il confortante esito elettorale (15 per cento) continuammo con una associazione che si pose come obiettivo quello di creare un laboratorio per favorire partecipazione civica e politica proprio in quest’ottica.
Ebbene, oggi il Terzo Polo ne è la plastica traduzione in atto, una formazione che, con coraggio, nonostante una legge elettorale oggettivamente penalizzante, si pone come centrale e distinta nella stagnante palude populista nell’offrire insieme un approdo autorevole e una premessa costituente alla riproposta del meglio delle migliori tradizioni politici culturali e politiche europee, la cultura popolare dei Liberi e Forti di don Sturzo, la liberale delle Prediche (mai) inutili di Einaudi, del socialismo liberale di Rosselli. Le culture che vedono al Centro l’uomo e la sua libertà e non il determinismo statale o di qualunque ideologia disumanizzante del secolo scorso. Le culture che, in continuità con quella greco, romana, giudaico e cristiana, hanno dato vita al sogno europeo dell’Europa dei popoli, della libertà e della democrazia. Una Europa che tra alterne fortune e qualche eccessiva caduta burocratica o altrettanto eccessiva sudditanza al rigorismo dell’austerità, ha comunque, in un saldo e costante accordo con gli Stati Uniti, garantito pace, progresso e libertà. Ebbene mai come oggi, di fronte alla crisi delle democrazie liberali sotto attacco manifesto e drammatico del nazionalismo imperiale della Russia di Putin in evidente parallela alleanza con il potere cinese, è indispensabile rinnovare il sogno dei Padri Fondatori con la consapevole e determinata azione coraggiosa dei Figli Sognatori.
Dopo l’ubriacatura populista degli ultimi dieci anni, che ha avuto il suo apice con le elezioni del 2018 e gli imbarazzanti e improbabili governi giallo-verde e giallorosso, il governo Draghi ha offerto una straordinaria opportunità, quella di riportare, nello scontro dannoso sia per la società civile e sociale sia per il debito pubblico tra ideologismi isolazionisti, quella intelligente collaborazione tra le migliori energie, una credibilità internazionale pragmatica e competente, che ha creato le premesse per una Europa solidale della crescita e del Next Generation Eu. In una parola ha ridato fiducia e speranza per l’Italia dell’oggi e soprattutto del domani. Ha rimesso al centro dell’azione di governo la crescita economica e occupazionale in un quadro di progetti concordati con l’Europa, di investimenti strutturali ed infrastrutturali destinati a ridare efficienza, competitività e crescita al Paese nonostante le gravi crisi sanitaria, finanziaria e geopolitica che vi si sono abbattute. I risultati ottenuti, grazie, se non soprattutto, all’Italia migliore, pongono l’Italia ai più alti livelli di crescita rispetto degli ultimi trent’anni e rispetto agli altri grandi paesi europei. In questo positivo excursus pur in contesto di grave crisi internazionale, con nubi grigissime all’orizzonte, l’esplosione dei costi dell’energia, una inflazione galoppante dopo decenni e un rischio di recessione incipiente, l’irresponsabilità dei Cinque Stelle e la ancor più colpevole connivenza di Forza Italia e Lega, hanno pensato di anteporre interessi personali prima ancora che di partito, all’evidente e oggettivo interesse comune.
Mai come adesso occorre un atto di responsabile generosità da parte di tutti coloro che non vogliono gettare alle ortiche quel patrimonio che, anche il cardinal Zuppi nelle scorse ore, in straordinaria concomitanza con tutte le cancellerie dei principali paesi europei e dei vertici della Commissione EU, Draghi con la sua attenzione alle istituzioni, all’intelligente confronto costruttivo per l’interesse nazionale, europeo e internazionale, le riforme e gli impegni per il PNRR ha pazientemente e con determinazione costruito. Per dirla con Brunetta, con mano ferma e costanza quotidiana era stato infornato un piatto squisito con quattro ingredienti: Draghi, le ingenti risorse del PNRR garantite dai moltissimi obiettivi raggiunti, credibilità e autorevolezza in Europa, successo sulla pandemia senza penalizzare eccessivamente l’economia. Guai però ad aprire la porta del forno quando il soufflé sta cuocendo, perché si rischia che si sgonfi. Purtroppo qualcuno (e nonostante l’inutile e imbarazzante tentativo di non assumersi la responsabilità sappiamo perfettamente chi) ha aperto la porta facendo cadere il governo. In queste ore, di fronte al dramma dei costi dell’energia e del rischio economico sociale che tutti già conoscevano all’atto di aprire il forno, sono proprio i colpevoli a suggerire a Draghi iniziative che stava compiendo e che loro hanno reso impraticabili. In questo contesto affrontiamo le ultime settimane di campagna. Non ho mai amato parlare degli altri, preferendo concentrarmi sulle nostre proposte. Ma necessita anche una operazione verità.
Ciò che serve all’Italia, l’essenziale è noto a tutte le forze economiche, sociali, civili, agli enti locali e le imprese, anche del terzo settore che mai erano state così unanimi nel chiedere a Draghi di continuare. Ebbene lui, raccogliendo l’appello e la sfida, si è presentato in aula davanti ai parlamentari con trasparenza e chiarezza dicendo senza tatticismi o infingimenti sì chiari a ciò che era necessario fare e altrettanti no chiari a ciò che, figlio di interessi, di fazioni o partiti e lobby, non sarebbe stato coerente e utile all’interesse comune. Una lezione e un appello di alto valore politico, culturale ed etico alieno ai tatticismi partitocratici. Una lezione ripresa, se possibile con ancor più lucidità nel discorso di Rimini, dove ha sunteggiato la sua agenda a partire dal contesto, lo scenario, i risultati raggiunti e ciò che rimane ancora da fare secondo direttrici e linee che qualcuno, definirebbe indispensabili, senza possibili alternative e non negoziabili. Un programma serio, pragmatico, di riformismo all’insegna del liberalismo sociale. Soprattutto nell’interesse di un Paese che ha bisogno di crescere a tutela anche di una coesione sociale e per la tutela dei più fragili. Quello è il nostro programma. La nostra Agenda Draghi. L’Agenda su cui chiediamo continuità. Possibilmente con Mario Draghi premier. Sono sceso in campo coerentemente, con coraggio e generosità in un collegio definito impossibile, proprio per questo. Per dare continuità alle speranze di riforma positiva dell’Italia. E lo faccio con una lista che è l’unica a non avere nulla da farsi perdonare, che ha le carte in regola per proporre in campo economico, ambientale, energetico, riforme in coerenza con le posizioni sostenute e gli atti compiuti. L’unica ad avere un programma con sì chiari e no chiari. Che, a differenza di destra e sinistra, non ha bisogno di affermare oggi ciò che ha negato ieri, così come ha un programma non in palese contraddizione con quello degli alleati. Come si concilia l’atlantismo e l’europeismo della Meloni, non solo con le imbarazzanti alleanze europee, con l’euro scetticismo di cui si è spesso fatta portatrice e con la programmata superiorità delle leggi nazionali sugli impegni europei, ma soprattutto con il Salvini filoputiniano e che chiede ad ogni piè sospinto la revisione delle sanzioni? E come conciliare il sempre più residuale riferimento di Letta all’Agenda Draghi, ogni giorno più sfocato, con il massimalismo e l’antiatlantismo di fatto filo russo dei vari Fratoianni e Bonelli che vogliono eliminare cominciando dai jet privati per finire non si sa dove la proprietà privata?
Insomma non potevo per coerenza, storia, cultura e continuità con il mio impegno politico che essere qui. Anche per far nascere quel partito liberale, popolare e riformista che venerdì scorso a Milano ho trovato completamene aderente ai miei convincimenti e propositi. Un partito e una offerta politica che ha come riferimento le culture liberali, popolari, cristiane e riformiste che pongono al Centro l’uomo è la sua libertà. Libertà di scelta, non solo col proprio voto. Ma anche con le sue scelte quotidiane individuali e in relazione con le famiglie, le imprese, le associazioni nelle dinamiche sociali in cui realizza il suo desiderio di felicità.

*candidato nel colleggio uninominale per la Camera a Busto Arsizio

gigi farioli elezioni terzo polo – MALPENSA24