Al Monte Diviso di Gallarate si parla di lavoro: «L’Europa è la soluzione»

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GALLARATE –  Proseguono gli incontri dell’associazione culturale “Quelli del Monte Diviso”, animata da Dario Terreni e Mario Aspesi. «L’esperienza è stata molto positiva, dallo scorso maggio abbiamo avuto una crescente partecipazione arrivata a oltre cento persone per l’ultima serata», dicono i due organizzatori. Il tema scelto stavolta è il lavoro, l’economia, l’occupazione nel rapporto tra l’Italia e l’Europa. «Da europeisti convinti le nostre preoccupazioni e impegni sono concentrate su ciò che si sta verificando nel nostro Paese dal punto vista politico, sociale ed economico, le conseguenze delle politiche governative, i rapporti con le istituzioni europee, considerando anche l’approssimarsi delle prossime elezioni europee». Ne hanno parlato Carlo Benetti, esperto di mercati finanziari, Ivano Ventimiglia (funzionario al dipartimento Ambiente, Salute e Sicurezza della CGIL di Varese) e Francesco Maresca, direttore ufficio per l’impiego di Varese.

La precarizzazione del lavoro

Il punto di partenza dei tre relatori è stato la precarizzazione del lavoro, cominciata negli anni Ottanta quando le policy spostarono la priorità dalla piena occupazione alla lotta all’inflazione. Non è un fenomeno solo italiano, per ritrovare un sentiero di crescita sostenibile e maggiore equità nella distribuzione della ricchezza è indispensabile la cooperazione tra Paesi, per questo “Quelli del Monte Diviso” ribadiscono che coloro che pensano di poter procedere in ordine sparso condannano l’Europa all’irrilevanza politica mentre il baricentro strategico ed economico del mondo si sposta dall’Atlantico al Pacifico.

Indispensabile crescere

E’ indispensabile crescere e, per quanto riguarda l’immediato futuro, la colonna portante della manovra economica del governo italiano è la stima di crescita di 1,5% nel 2019. «Si tratta di una triplice scommessa», ha detto Benetti. «La prima è che si realizzi davvero una crescita di 1,5% quando tutte le altre previsioni non superano l’1,1%, la seconda scommessa è che continui la fase espansiva globale, indispensabile per un paese esportatore come l’Italia, a dispetto dei segnali di rallentamento già in essere. Infine la terza scommessa è che misure di spesa corrente, quali sono le iniziative distintive della manovra, siano motore di sviluppo, un ruolo generalmente svolto dagli investimenti».

Il mondo sindacale

Ivano Ventimiglia ha fatto riferimento agli squilibri globali come causa prima della precarizzazione del lavoro e delle disuguaglianze crescenti, insieme all’assenza di governance di un sistema economico neoliberista problematico e intrinsecamente contraddittorio: «L’ottica sovranazionale risulta imprescindibile per la ricerca di nuove soluzioni» ha detto il sindacalista. «La politica in Europa deve acquisire autentica centralità per regolamentare le dinamiche che conducono ad inaccettabili fenomeni di dumping fiscale e sociale. Una Costituzione europea costituirebbe una risposta concreta alle perniciose tendenze nazionaliste e sovraniste in atto, fornendo risposte politiche concrete e di lungo periodo alle crescenti disuguaglianze. Il ruolo dell’Europa acquisirebbe un ben diverso valore nelle dinamiche internazionali. Un centinaio di sindacati europei, lungimiranti nel cogliere la necessità d’azione sovranazionale, si sono uniti dal 1973 in una confederazione europea (CES) che ha prodotto importanti accordi applicati nei singoli stati europei».

I centri per l’impiego

Nel suo appassionato intervento, Francesco Maresca ha messo in evidenza quanto poco si sappia dei centri per l’impiego, di ciò che possono fare per il lavoro e ciò che invece è di pertinenza degli assessorati ai servizi sociali, perché spesso l’assenza di lavoro si affianca a situazioni di fragilità e di disagio sociali. Un modello virtuoso, inaugurato dieci anni fa dal centro per l’impiego di Gallarate con il comune di Cardano, con l’allora assessore ai servizi sociali Laura Prati, fu quello della cooperazione tra i due uffici. Le pratiche virtuose sperimentate allora sono diventate l’ambizioso progetto “Revolutionary Road”, un’alleanza tra 18 Comuni del territorio, centri per l’impiego, associazioni di volontariato, imprese. Una pluralità di soggetti alleati per alleviare il disagio e restituire forza economica al territorio.

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