Gli ambulanti di Busto: «Parcheggio e disagi in arrivo. Parte la petizione»

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BUSTO ARSIZIO – «Siamo i primi a pagare in termini di disagi, ma gli ultimi a sapere. Per inizieremo una raccolta firme tra i 250 ambulanti di Busto Arsizio. Vogliamo che il Comune ci dica cosa intende fare di noi quando aprirà il cantiere per costruire l’autosilo». Fa fatica a trattenere la rabbia mista a delusione Giuseppe Fabris, storico ambulante che da una vita mette giù il banco in piazza mercato.

C’è preoccupazione tra gli ambulanti del mercato di Busto. La causa di tutto è l’arrivo del cantiere per realizzare l’autosilo. «Nessuno dell’amministrazione ci ha informato della volontà di realizzare quest’opera. Eppure i primi che pagheranno dazio in termini di disagi e perdita di clienti saremo proprio noi. Per questo – spiega Giuseppe Fabris – domani (giovedì 10 gennaio) e sabato raccoglieremo le firme per chiedere al Comune di venire informati sua cosa accadrà. Abbiamo sentito parlare di 6 mesi di lavori. Un periodo lunghissimo che ci creerà pesanti difficoltà».

L’intervento di realizzazione dell’autosilo in realtà interesserà solo una parte di piazza occupata dai banchi degli ambulanti. Quasi tutto il cantiere, infatti occuperà la zona dove attualmente ci sono i parcheggi a raso. Quasi 350 posti auto che di colpo verranno cancellati appena inizieranno i lavori. Il che significa che i clienti del mercato dovranno trovare parcheggio altrove. «Ma noi non sappiamo nulla – continua Fabris – se non notizie lette qua e là. E secondo le quali tutto è già stato deciso. Pare anche che ci siano già i soldi per fare quel parcheggio. Intanto però a oggi nessuno ci ha chiamato, incontrato e spiegato. Trovo davvero assurdo che noi ambulanti, per conoscere il destino del nostro lavoro a Busto dobbiamo aspettare l’approvazione del pgt. Non dimentichiamoci che stiamo parlando di circa 250 ambulanti che operano nei due giorni di mercato».

Ma rabbia e delusione per ora non si trasformeranno in alcuna azione di protesta: «La nostra iniziativa è molto chiara, ovvero il Comune ci dica le sue intenzioni. Noi siamo sempre stati disponibili al dialogo e alla collaborazione. Anche questa volta. Quel che non troviamo corretto è che di questa decisione, che ci tocca da vicino, non sappiamo nulla. Abbiamo già provato a lavorare a fianco di un cantiere aperto e sappiamo esattamente cosa vuol dire. Per questo credo sia doveroso darci spiegazione su come intenderanno muoversi e su cosa hanno pensato di fare per tutelare noi, il nostro lavoro e i nostri clienti».

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