Aids, Arcigay Varese denuncia: «Test Hiv a singhiozzo, segnaleremo al Ministero»

test Hiv Varese

VARESE – In occasione della Giornata internazionale contro l’Aids Arcigay Varese denuncia una situazione di criticità sul fronte della prevenzione della malattia in provincia. L’associazione lamenta la chiusura del centro Ist di Varese e si dice pronta a portare la segnalazione all’attenzione del Ministero della Salute.

La denuncia di Arcigay

Il centro Infezioni Sessualmente Trasmissibili di Varese, gestito dall’Ospedale di Circolo – Asst Sette Laghi, risulta chiuso da mesi e non vengono più somministrati i test Hiv anonimi e gratuiti e il relativo counseling, oltre che i test per le altre infezioni sessualmente trasmissibili. A segnalarlo è Arcigay Varese, che in occasione della Giornata mondiale per la lotta all’Aids denuncia le criticità sul territorio. Telefonando al numero verde del centro gli operatori girano gli utenti su Como o Milano, distanti più di 60 km da alcuni centri della provincia. «Inoltre, gli operatori non sanno se l’altro centro presente in provincia a Busto Arsizio sia effettivamente ancora aperto, generando confusione negli utenti – dicono da Arcigay – una situazione che rischia di disincentivare il ricorso al test per diagnosticare l’Hiv da parte degli utenti».

L’associazione chiede risposte

«Ogni volta c’è una giustificazione diversa: prima era la riorganizzazione in Ats e Asst, poi la carenza dei dipendenti e ora la pandemia da Covid-19. Ma nel resto d’Italia i centri non hanno smesso di funzionare – dichiara Giovanni Boschini, presidente di Arcigay Varese – Una situazione che stride con la necessità di fare prevenzione. Identificare prima l’Hiv permette di iniziare prima la terapia e condurre una vita paragonabile alle persone senza Hiv. Purtroppo è una situazione che si protrae da molto tempo perché il centro va a singhiozzo da almeno tre anni e le rassicurazioni sulla riapertura non hanno portato a niente, per cui siamo pronti a fare una segnalazione al Ministero della Salute affinché il servizio venga ripristinato e potenziato. Nel nostro Paese 6 nuove diagnosi su 10 vengono identificate in ritardo e purtroppo Varese sta contribuendo a tutto questo. Vogliamo risposte e date certe sulla riapertura».

Le altre criticità

Arcigay segnala poi altre criticità a livello locale, a partire dall’assenza sul territorio della PrEP, uno degli strumenti per combattere l’Hiv, che consiste nel somministrare la terapia antiretrovirale a persone senza Hiv e prevenire la possibilità, insieme al preservativo, di contrarre l’infezione. Un servizio che comprende appositi esami e un infettivologo a disposizione. In Lombardia è disponibile a Bergamo, Monza e Milano, ma non a Varese. Oppure la PEP, la profilassi post esposizione che viene somministrata d’urgenza al Pronto Soccorso alle persone che hanno avuto rapporti a rischio. L’associazione spiega di aver ricevuto segnalazioni sul fatto che le persone che si recano in Pronto Soccorso in orario serale vengono rimandate indietro per mancanza dell’infettivologo, ma le linee guida dicono che la terapia dovrebbe essere somministrata d’urgenza entro 4 ore. «Abbiamo infine ricevuto altre segnalazioni – concludono da Arcigay Varese – sul fatto che i medici di base non sembrerebbero informati sulla possibilità offerta dalla campagna regionale di vaccinazione di fare il vaccino gratuito per l‘epatite A e HPV per i maschi che fanno sesso con maschi e quindi si rifiutano di fare la ricetta per la vaccinazione con l’esenzione, in un continuo rimpallo di responsabilità. Ma a farne le spese è la salute collettiva».