ARPA: «Detriti nel canale di Turbigo mai analizzati perché non del depuratore»

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TURBIGO – ARPA Lombardia non ha svolto alcuna analisi dei detriti sul fondo del canale industriale di Turbigo (nella foto) perché non rientra nelle sue competenze e perché non si tratta di materiali fuoriusciti dal depuratore di Sant’Antonino. È quanto spiegato dal dipartimento di Milano, Monza e Brianza che ha competenza sulla zona in seguito alla richiesta del consigliere comunale di Turbigo da Vivere Francesco Gritta.

L’Agenzia: «La nostra competenza si limita all’impianto»

«Il 18 febbraio – riepiloga i fatti l’ufficio stampa dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – a seguito di richiesta, i tecnici di ARPA Lombardia hanno eseguito un sopralluogo lungo le sponde del canale industriale che, in questo periodo, è oggetto di lavori di ristrutturazione, pulizia e manutenzione da parte della proprietà. In diversi punti, sia a monte sia a valle del manufatto di scarico del depuratore di Sant’Antonino, è stata rilevata la presenza di materiale depositato sul fondo del canale: sassi, sabbia e detriti. La competenza di ARPA Lombardia riguarda esclusivamente la verifica periodica della conformità dell’impianto e del processo di depurazione. I risultati di questa attività sono comunicati a Città Metropolitana e a Regione Lombardia».

Materiali accumulati da 10 anni in più tratti

Non si tratta, però, solo di un limite di competenza. «I materiali rinvenuti nell’alveo, oggetto della segnalazione – aggiunge l’Agenzia regionale – sono difficilmente correlabili al processo depurativo dell’impianto e al relativo scarico, considerando che a valle dell’impianto e prima dell’immissione nel canale industriale, l’acqua attraversa un’area di fitodepurazione. Oltre a questo, i solidi sedimentabili presenti nello scarico di un impianto di depurazione sono materiali “fini” e se si considera che vi sono accumuli di materiali anche nella porzione di canale a monte dello scarico del depuratore, se ne deduce l’improbabile correlazione. Il materiale rinvenuto, come dichiarato anche dal gestore dell’impianto, sembra ricondursi a lavori eseguiti sul manufatto di scarico». Del resto, gli ultimi lavori di pulizia del canale risalgono a oltre 10 anni fa e quindi gli accumuli di materiale lungo tutto il canale potrebbero trarre origine dal deterioramento dell’opera. «Alla luce di questo – conclude la nota dell’ufficio stampa di ARPA, firmata da Fabio Brochetti – la verifica dell’eventuale presenza di sostanze inquinanti nel materiale di cui si richiede l’analisi (detriti, sassi, sabbia) potrebbe essere difficilmente correlata allo scarico del depuratore e non costituirebbe alcun valore aggiunto sulle condizioni operative del depuratore».

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