Coronavirus, tutta colpa dei tamponi?

IN ITALIA OBBLIGATORIO UN METRO DI DISTANZA MINIMA FRA LE PERSONE. LO STRANO CASO DI FRANCIA E GERMANIA

E’ legge: il decreto del Presidente del Consiglio di ieri stabilisce all’articolo 1: “Sono sospesi gli eventi e le manifestazioni di qualsiasi natura svolti in ogni luogo, sia pubblico che privato che comportano un affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”. Quindi niente serate a casa sul divano con gli amici, questo weekend. E se pensate ad una cenetta romantica con vostra moglie, fidanzata, amante (e viceversa) piazzatevi a capotavola e cenate con sobrietà, astenendovi – durante la serata – dalle effusioni amorose. In pratica, sia chiaro a tutti: la distanza di un metro è un obbligo di legge.

Scuole chiuse, bambini a casa un’altra settimana e genitori disperati perché non sanno dove piazzarli. Questi provvedimenti stanno facendo più danni del coronavirus. No? Chiedetelo ai nostri imprenditori che a partire dalla metà della scorsa settimana hanno visto crollare la produzione. Ci sono aziende che da 7 giorni hanno ordini pari a zero. E a fine mese gli stipendi chi li paga? La cosa inquietante, fra le altre, è che il Comitato scientifico del Governo – come riportato dall’Ansa – ha espresso ieri forti perplessità sull’utilità di provvedimenti così draconiani: il Comitato di medici ed esperti ha votato all’unanimità contro l’adozione di tali restrizioni, considerandole appunto eccessive, ma il Governo ha tirato dritto: evidentemente ne sanno più i politici degli scienziati. In realtà il timore di Conte e dei suoi ministri è che la Sanità pubblica tracolli. Timore assolutamente giustificato. Un evento che non sarebbe politicamente sostenibile. Ecco perché è vietato avere relazioni a meno di un metro di distanza.

A parte il possibile calo demografico che registreremo da qui a 9 mesi, sorge però spontanea una domanda: ma come mai proprio gli italiani sono diventati gli untori d’Europa? La risposta ce l’abbiamo: perché “tamponi” fa rima con…. L’AdnKronos, infatti, due giorni fa ha riportato la seguente notizia: “L’influenza spaventa la Germania”, informando che i teutonici hanno 80mila casi di influenza e 130 decessi (notizia confermata dal Robert Koch Institute di Berlino). Ma si tratta di coronavirus o no? La risposta è nei “tamponi” che – semplicemente – in Germania, come del resto in Francia e in altri paesi europei, non vengono fatti con la stessa ossessione con cui vengono fatti in Italia. Senza tamponi non c’è diagnosi di coronavirus, quindi niente coronavirus. Semplice, pratico e soprattutto comodo. La sindrome influenzale tedesca, come quella in corso in Francia, viene trattata in base allo stato clinico del paziente (chi sta tanto male va in ospedale, gli altri si curano a casa come ogni anno quando arrivano i malanni di stagione) e visti i numeri che stanno mettendo in ginocchio la sanità tedesca, è probabile che molti malati siano affetti dal Covid-19. Ma basta non saperlo: senza tamponi, niente diagnosi, quindi niente “casi”, quindi nessuna emergenza sociale.

Tedeschi e francesi non fanno “tamponi” perché non sono…. Ecco il punto della questione. Ma davvero pensate che da quelle parti la situazione sia diversa che in Italia? Malpensa24 ha monitorato fin dall’inizio il sito della Johns Hopkins University www.gisandata.maps.arcgis.com (dategli un’occhiata) che raccoglie tutti i dati ufficiali delle infezioni Covid-19 nel mondo. Ebbene, i primi casi di coronavirus in Europa si sono registrati proprio in Francia (24 gennaio) e in Germania (28 gennaio), una settimana prima che si registrassero i casi in Italia. Ma – curiosamente – in questi due Paesi non sono emerse notizie sulla diffusione del virus. Seconda considerazione: il virus circola da settimane se non mesi in Europa, come affermano ormai molti infettivologi. Probabilmente moltissimi di noi lo hanno già contratto e sono guariti, perché spesso le malattie virali – salvo qualche malessere – sono asintomatiche. Ma quelle mentali no.