Carte false per intascare gli aiuti Covid, a Varese imprenditore nei guai con la GdF

VARESE – Aveva intascato più di 16mila euro di aiuti Covid grazie ad un’autocertificazione falsa, imprenditore del Varesotto nei guai: la Guardia di Finanza provinciale lo scopre e lo deferisce all’autorità giudiziaria per i reati di falso ideologico e indebita percezione di erogazioni pubbliche. Il GIP del Tribunale di Varese ha autorizzato il sequestro preventivo della somma equivalente al presunto “maltolto” alle casse dello Stato.

L’operazione

I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese hanno dato esecuzione a un sequestro preventivo per un valore di oltre 16.000 euro, disposto dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Varese su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un imprenditore del Varesotto, per aver ottenuto indebitamente un contributo a fondo perduto previsto dal Decreto Legge 34/20, cosiddetto “Rilancio”. Dall’analisi di rischio effettuata grazie all’incrocio delle banche dati in uso al Corpo e del più generale patrimonio informativo a disposizione, la Compagnia Gaggiolo ha rilevato delle anomalie nella domanda di contributo avanzata dall’imprenditore alla fine del primo lockdown, in particolare per quel che riguarda il fatturato del mese di aprile 2019, che il “Decreto Rilancio” prendeva come riferimento per ottenere i corrispondenti aiuti rispetto ai mancati introiti del 2020: la cifra era apparsa in proporzione troppo elevata e dunque inverosimile rispetto al fatturato dell’intero anno di imposta.

Le conseguenze

La finalità del contributo, da quantificare sulla base della differenza tra il fatturato di aprile 2019 e aprile 2020, doveva essere infatti quella di dare sostegno alle imprese in difficoltà a causa della pandemia in presenza di precisi requisiti da autocertificare. Grazie agli approfondimenti effettuati mediante i poteri di polizia economico-finanziaria in materia di spesa pubblica, i finanzieri hanno ricostruito il reale fatturato di competenza del mese di aprile 2019 riscontrando l’indebita percezione. Pertanto, l’imprenditore che ha percepito i soldi pubblici è stato deferito all’autorità giudiziaria per i reati di “falsità ideologica commessa dal privato in atto avente natura fidefacente” e di indebita percezione di erogazioni pubbliche e la sua società è stata segnalata per la responsabilità amministrativa degli enti. Infatti, è effettivamente emersa un’autocertificazione falsa che permetteva al richiedente di intascare illecitamente il contributo a fondo perduto, quindi da non restituire, per un valore di circa 16 mila euro. Di fronte a questo quadro, il GIP ha ritenuto esistenti e sufficienti i presupposti per applicare la misura cautelare reale del sequestro preventivo, anche per equivalente, finalizzato alla confisca del profitto del reato che le Fiamme Gialle hanno eseguito, segnalando inoltre l’indebita percezione all’Agenzia delle Entrate in qualità di ente erogatore.

Il ruolo delle Fiamme Gialle

L’attività di servizio conferma il ruolo di polizia economico finanziaria del Corpo e testimonia la costante attenzione della Guardia di Finanza nel monitoraggio e contrasto delle indebite percezioni di preziose risorse pubbliche che, in caso di conclusione del procedimento penale con sentenza di condanna, saranno obbligatoriamente confiscate e restituite alla collettività. La GdF ricorda comunque che l’attività è stata eseguita nella fase dell’indagine preliminare e che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna a cui seguirebbe obbligatoriamente la confisca dei beni eventualmente sequestrati a favore dell’Erario e dei creditori.

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