“Full Time” al Baff, il premio allo sponsor storico: «Senza di loro non saremmo qui»

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Da sinistra a destra: Gabriele Tosi, Elena Sandroni e Manuela Maffioli

BUSTO ARSIZIO – «Vent’anni di sostegno al Baff: senza di loro non avremmo potuto fare quello che abbiamo fatto». Con queste parole Gabriele Tosi, presidente onorario della kermesse di Busto, ha consegnato ieri, giovedì 7 aprile, a Elena Sandroni di Chimitex la targa del festival al cinema Fratello Sole. Per la cerimonia, che è avvenuta alla presenza della vicesindaco Manuela Maffioli, di Alessandro Munari e Steve Della Casa, rispettivamente presidente di B. A. Film Factory e direttore artistico del Baff, don Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, Luigi Colombo, vicepresidente del Festival del Cinema Nuovo e Massimo Ciampa, segretario generale di Mediafriends Onlus, è stata scelta la serata dedicata al film “Full Time” di Éric Gravel.

Da sinistra a destra: Alessandro Munari, Luigi Colombo e Steve Della Casa

«Imprenditori lungimiranti hanno reso grande Busto»

Per Maffioli l’azienda di Fagnano Olona è stata «un partner fondamentale: Busto è diventata grande grazie a imprenditori lungimiranti e ancora oggi abbiamo bisogno di loro. Nella mia seconda consiliatura consecutiva mi sono stati affidati gli assessorati alla Cultura e allo Sviluppo economico: non è stata un’associazione così casuale, questi due aspetti possono darsi supporto reciproco. La cultura non è solamente un fattore di elevazione personale ma, per l’imprenditore che sa intuire le opportunità che potrà dare al territorio, anche di sviluppo economico: in entrambe le mie deleghe non posso che dire grazie a Chimitex».
Il Fratello Sole ha ospitato anche la presentazione del prossimo Festival del Cinema Nuovo, appuntamento nato nel 1997 grazie a Romeo Della Bella: «Tornerà nella prima metà di ottobre e con una nuova sede a Bergamo», ha fatto sapere Colombo. «La manifestazione, che coinvolge una sessantina di associazioni, è incentrata su cortometraggi della durata di quindici-venti minuti interpretati da persone con disabilità: è particolarmente importante perché le aiuta ad aprirsi e a socializzare, favorendo la loro autostima. È stata un’esperienza molto bella anche quella vissuta con l’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni, che in otto giorni ha insegnato come fare cinema».
Ciampa ha illustrato le iniziative di Mediafriends Onlus: «Vogliamo aiutare il mondo del terzo settore con varie attività: ora, attraverso la Caritas, ci concentriamo soprattutto sull’Ucraina. Inoltre abbiamo progetti che sviluppiamo in proprio, con altre associazioni: “Rugby a regola d’arte”, creato con l’Istituto Antonioni, è stato uno di questi. I nostri centri in varie città operano con i giovani delle periferie cercando di metterli insieme con i linguaggi comuni della musica e dello sport, e forse il cinema è lo strumento più adatto a raccontarli. Al momento è in preparazione per il 2023 il progetto “Scuola di vita”: punta riunire artigiani che possano formare questi giovani, insegnando nel contempo un mestiere e una passione».

Massimo Ciampa con Alessandro Munari e Steve Della Casa

Questa volta buoni e cattivi non sono separati

«Sono qui per fare un po’ di spionaggio industriale, per rubare qualche idea al Baff», ha scherzato don Milani. «Per me è un piacere tornare tutti gli anni a questo festival che, rispetto a scelte di immediatezza, preferisce lavorare sulla qualità, sugli approfondimenti e sulla dimensione dell’incontro. Perciò abbiamo deciso di scegliere insieme un film: “Full Time – Al cento per cento”. Premiato alla Mostra di Venezia per la miglior regia e la miglior attrice, è stato selezionato per il Tertio Millennio Film Fest, l’unico festival di cinema voluto da un santo: Papa Wojtyla che, per comprendere lo spirito dell’uomo, ne affidò la realizzazione alla Fondazione Ente dello Spettacolo».
Come ha spiegato il prevosto di Lecco, nell’opera di Gravel «vediamo la lotta di una donna che chiede un lavoro non per lo stipendio o per il lavorare in sé, ma per avere un lavoro che la gratifichi, per i suoi figli e la sua dignità. E per le sue relazioni. Quanto alla conciliazione – brutta espressione – di lavoro e famiglia, non è difficile ritrarre il mondo del primo come cattivo. Ma questa volta buoni e cattivi non sono separati. La protagonista Julie, con le sue sbavature e i suo compromessi, è un personaggio non perfetto, ma autentico».

Don Davide Milani con Steve Della Casa
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