«Giravamo da Dio e con quattro spicci». Al Baff il cinema italiano di Riccardo Rossi

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BUSTO ARSIZIO – «Se voi guardate il film “I mostri”, nel finale dell’episodio “La nobile arte” c’è tutto il coraggio che all’epoca caratterizzava il cinema italiano. Un coraggio che, negli anni successivi, è stato smarrito». Così si è rivolto Riccardo Rossi agli studenti dell’Istituto Antonioni di Busto nella masterclass di oggi, venerdì 8 aprile, in occasione del Baff: il focus dell’incontro condotto insieme a Steve Della Casa, direttore artistico della kermesse, ha spaziato dalle tecniche di recitazione dell’attore romano allo storia del cinema nostrano.

Gestione della voce e avverbi

Nella lezione che ha avuto tra il pubblico il consigliere Alessandro Albani, il coordinatore del circuito “Sguardi d’essai” Paolo Castelli e Celeste Colombo, anima del cinema Ratti di Legnano, Rossi si è soffermato sulle tecniche di narrazione con particolare attenzione alla gestione della voce, da alzare in corrispondenza di certe parole del discorso, come per esempio gli avverbi.
Protagonista della masterclass è stata anche la vasta cultura dell’attore, che ha raccontato come, pur non avendo proseguito gli studi dopo la maturità classica, abbia continuato a coltivare sempre l’amore per i libri e i saperi. Nella recitazione la svolta, e il successo, sono arrivati con la scelta di intraprendere dal 2002, a trentanove anni, una carriera solista incentrata sul racconto.

Tre film per gli studenti dell’Istituto Antonioni

«“Una vita difficile”, “Il gaucho” e “I mostri” sono i film, tutti e tre firmati da Dino Risi, che consiglierei agli studenti di cinema», ha aggiunto l’attore. «E il libro da leggere è “La commedia all’italiana – Il cinema comico in Italia dal 1945 al 1975” di Masolino D’Amico. All’epoca giravamo da Dio e con quattro spicci; una fase che ha avuto come ultimo capitolo “La terrazza” di Ettore Scola». Quanto alle cause della fine di un periodo così importante, «io citerei Mario Monicelli: quando ci siamo comprati le ville non siamo più andati a cercare le storie italiane che ascoltavamo sull’autobus».
Come ha sottolineato Della Casa, «la forza di quel cinema erano la sua spontaneità e la sua fedeltà a ciò che succedeva in Italia in quegli anni, un rapporto che finì a metà anni Settanta. Con l’emergere del terrorismo finì il gemellaggio tra l’evoluzione della storia del cinema e quella italiana. Prima tutte le nostre pellicole andavano all’estero: “Easy rider” ha preso il suo nome in riferimento a “Easy life”, titolo in inglese del film “Il sorpasso”.

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