Baff, fine primo tempo con i Rossellini. Ghini: «Più attenzione per gli artisti»

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BUSTO ARSIZIO – È stato l’appuntamento dedicato a Roberto Rossellini a chiudere ieri, sabato 18 settembre, la prima parte del Baff 2021. Nella serata condotta dal direttore artistico Steve Della Casa, il Teatro Sociale di Busto ha ospitato Alessandro Rossellini, autore del documentario “The Rossellinis”, e Massimo Ghini, che interpretò il regista di “Roma città aperta” nel film “Celluloide”. Mentre al primo è stato consegnato il premio del Baff all’eccellenza cinematografica, il secondo, che ha ricevuto il premio Dino Ceccuzzi, ha invitato a una riflessione riguardo agli artisti in difficoltà.

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Un’opera di rottura

Per Ghini, di origini parmensi, il contatto con la Resistenza avvenne già da piccolo grazie al padre partigiano: «Vedevo le pellicole che ne parlavano, ma per me erano film d’azione; ho approfondito in seguito». La proiezione degli spezzoni di “Celluloide” di Carlo Lizzani hanno accompagnato il racconto dell’attore sui retroscena del film, che a sua volta descrive la genesi di un’opera di rottura come “Roma città aperta”: «Non abbiamo voluto fare, come si dice nella capitale, “un busto del Pincio”. L’obiettivo era descrivere le forze più disparate messe in campo per un progetto che per l’epoca era assurdo ma poi fondò il Neorealismo. Nell’interpretare Rossellini ho avuto un grande aiuto dalla sua famiglia e ho ricevuto in regalo la sua giacca, che conservo e venero come se fosse la Sacra Sindone».

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Un rapporto malato con l’arte

La realizzazione di “Roma città aperta”, avvenuta nel febbraio ‘45, è piena di aneddoti: «Come quando Rossellini spinse un pastore a impegnare le sue novanta pecore per finanziare la pellicola. O quando un soldato americano di stanza a Roma incappò in un gruppo di nazisti in un sottoscala: erano in realtà gli attori, che si misero a gridare “it’s a movie, it’s a movie”. Chi li aveva scoperti era il figlio di un distributore e disse loro: “Ora devo andare in Nord Italia per combattere. Ma quando tutto sarà finito tornerò e porterò questo film negli Stati Uniti”. E così fu, ebbe un successo micidiale. Gli altri Paesi riservano grande amore ai loro beniamini ma qui in Italia, culla dell’arte, c’è qualcosa di malato. Anche in questo momento difficile, da parte dei media non ci sono stati né sostegno né attenzione. Come nel caso dei teatri, che coinvolgono tantissimi lavoratori e non sappiamo se possono riaprire».

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Indagine sui “non detti”

«Avevo iniziato a girare The Rossellinis” senza pensare molto a quello che stavo facendo, e si è trasformato in un’opera sui “non detti” e sui nostri dolori», ha spiegato Alessandro Rosellini, giunto a Busto con il figlio Rocco. «In tutto questo, a causa del mio passato da tossico, ero considerato lo sfigato della famiglia. Ma tutti si sono resi disponibili e mi hanno permesso di creare senza filtri». L’indagine su quella che il nipote del regista ha chiamato “Rossellinite”, e che l’ha fatto viaggiare in lungo e in largo passando dalla Svezia agli Stati Uniti fino al Qatar, «ha rivelato una specie di vanità: la telecamera di fronte alla quale sono stati messi i miei familiari li spinti ad aprirsi e a raccontarsi di più».

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La seconda tranche del festival

La serata è stata introdotta dalla vicesindaco e assessore alla Cultura Manuela Maffioli, che ha portato al pubblico i saluti del sindaco Emanuele Antonelli e, riguardo al Baff, ha dichiarato: «Ho partecipato a diciannove edizioni della manifestazione, posso dire di averla vista nascere. Era un sogno di Gabriele Tosi e di altri cinefili visionari: all’epoca lavoravo in Regione Lombardia e potei portare il progetto all’attenzione delle autorità. Spero che l’anno prossimo il festival possa tornare nella sua forma tradizionale». Intanto, hanno ricordato Alessandro Munari, presidente di BA Film Factory, e Paola Poli, direttrice artistica della kermesse, a concludersi ieri è stata la prima parte del Baff 2021; dall’8 al 12 novembre arriverà la seconda, dedicata a scuole e cineforum».

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La storia della famiglia Rossellini al Teatro Sociale, il Baff premia Massimo Ghini

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