Bar, negozi, musei, chiese: teniamoci a un metro di distanza. Il decreto coronavirus

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ROMA – Per una settimana la vita sociale si dovrà svolgere «ad almeno un metro di distanza» dagli altri. Lo prevedono alcune delle misure contenute nell’atteso decreto coronavirus, che il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha firmato poco prima delle otto di questa sera, domenica 1 marzo. E che cambierà le nostre abitudini fino a domenica 8 marzo, in modo leggermente diverso da quanto aveva già fatto l’ordinanza firmata domenica 23 febbraio dal ministro della salute Roberto Speranza e dal governatore della Lombardia Attilio Fontana.

Il criterio del “droplet”

La vera novità prevista dal decreto, al di là di qualche chiarimento più specifico rispetto alla precedente ordinanza, sono le “aperture” in termini di vita sociale consentite grazie all’introduzione del cosiddetto criterio del “droplet”. Tenersi a distanza di un metro gli uni dagli altri, per evitare assembramenti e per far sì che le “goccioline” che trasmettono il coronavirus possano eventualmente passare da una persona contagiata ad un’altra che non lo è. Un criterio che il decreto prevede sia nei ristoranti e nei bar, questi ultimi aperti con solo servizio al tavolo ma con la prescrizione di lasciare almeno un metro di distanza tra gli avventori, sia nelle attività commerciali in genere. Starà agli esercenti provvedere all’«adozione di misure organizzative» per rendere possibile questa misura anti-affollamento. Lo stesso vale anche per l’apertura contingentata dei musei e dei luoghi di culto. Altra novità: spariscono i divieti nei fine settimana per mercati e centri commerciali, anche se varrà la regola del metro di distanza.

Stop alle palestre

Altro aspetto che viene specificato rispetto alla precedente ordinanza è la questione delle palestre, piscine e centri sportivi, la cui attività dovrà essere sospesa. Potranno svolgersi soltanto le sessioni di allenamento, a porte chiuse come le manifestazioni sportive, ma per chi fa fitness o chi vuole farsi una nuotata libera ci sarà da aspettare dopo l’8 marzo. Nell’ordinanza di domenica 23 febbraio era emerso un vuoto normativo in cui alcuni Comuni si erano infilati per consentire alle palestre di restare aperte: ora il decreto è chiaro.

Le misure

Ecco nel dettaglio le misure che toccano il nostro territorio (provincia di Varese e Altomilanese) da qui a domenica 8 marzo:

  • sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati, a meno che non si svolgano “a porte chiuse”. Restano consentite le sessioni di allenamento, sempre “a porte chiuse”;
  • divieto di trasferta organizzata dei tifosi per assistere a eventi e competizioni sportive che si svolgano nelle restanti regioni e province;
  • sospensione di tutte le manifestazioni ed eventi in luogo pubblico o privato, compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, a titolo d’esempio, grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose;
  • apertura dei luoghi di culto condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;
  • sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese università e master, ad esclusione dei medici in formazione specialistica e tirocinanti delle professioni sanitarie, salvo la possibilità di svolgimento a distanza;
  • sospensione delle procedure concorsuali pubbliche e private, ad esclusione dei concorsi per il personale sanitario e della protezione civile;
  • svolgimento delle attività di ristorazione, bar e pub, a condizione che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e che gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;
  • apertura delle attività commerciali diverse da quelle di ristorazione, bar e pub, condizionata all’adozione di misure organizzative tali da consentire l’accesso con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone, tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro tra i visitatori;
  • apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura, a condizione che assicurino modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone e tali che i visitatori possano rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;
  • limitazione dell’accesso dei visitatori alle aree di degenza, da parte delle direzioni sanitarie ospedaliere;
  • rigorosa limitazione dell’accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali per non autosufficienti;
  • sospensione dei congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale;
  • obbligo di privilegiare, nello svolgimento di incontri o riunioni, le modalità di collegamento da remoto con particolare riferimento a strutture sanitarie e sociosanitarie, servizi di pubblica utilità e coordinamenti attivati nell’ambito dell’emergenza COVID-19
  • sospensione delle attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali (fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei “livelli essenziali di assistenza”), centri culturali, centri sociali, centri ricreativi

Ci sono anche una serie di misure applicabili sull’intero territorio nazionale, come:

  • sospensione fino al 15 marzo dei viaggi d’istruzione, delle iniziative di scambio o gemellaggio, delle visite guidate e delle uscite didattiche, programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, con la previsione del diritto di recesso dai contratti già stipulati;
  • obbligo, fino al 15 marzo, della presentazione del certificato medico per la riammissione nelle scuole di ogni ordine e grado per assenze dovute a malattia infettiva;
  • la proroga dei termini previsti per il sostenimento dell’esame di guida in favore dei candidati che non hanno potuto effettuarlo a causa dell’emergenza sanitaria

Tra le misure di informazione e prevenzione:

  • nelle pubbliche amministrazioni e, in particolare, nelle aree di accesso alle strutture del servizio sanitario, nonché in tutti i locali aperti al pubblico, sono messe a disposizione degli addetti, nonché degli utenti e visitatori, soluzioni disinfettanti per il lavaggio delle mani;
  • le aziende di trasporto pubblico anche a lunga percorrenza adottano interventi straordinari di sanificazione dei mezzi;
  • chiunque abbia fatto ingresso in Italia, a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione del presente decreto, dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanità, o sia transitato o abbia sostato nei comuni della “zona rossa”, deve comunicare tale circostanza al proprio medico di medicina generale, al pediatra di libera scelta o ai servizi di sanità pubblica competenti, che procedono di conseguenza.
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