Opera buffa a Legnano: “Il barbiere di Siviglia” in versione originale

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LEGNANO – A Legnano “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini sarà in versione originale. La regia di Elena D’Angelo, che ha firmato con stile impeccabile e minuzioso la direzione e la scelta di costumi e scenografie, ne assicurerà una rappresentazione assolutamente fedele. Il Teatro Tirinnanzi ospiterà sabato 2 febbraio alle 21 l’opera in tre atti su libretto di Cesare Sterbini. Il celeberrimo capolavoro, tratto dalla commedia di Beaumarchais e rappresentato dalla compagnia Grandi Spettacoli, molto applaudita nelle precedenti date italiane, sarà accompagnato dall’orchestra “I musici del Teatro” diretti dal maestro Paolo Belloli e dal Coro dell’Opera di Parma.

Uno spettacolo per tutti

Elena d’Angelo, che vanta già la regia di opere quali “Nabucco”, “Aida”, “Rigoletto”, “La serva padrona”, “Don Pasquale”, “Elisir d’amore”, “Turandot” e “La traviata”, ha dichiarato: «Seguo quest’opera ormai da tre anni, questa volta c’è un cast veramente eccezionale, sono ragazzi giovani ma tutti in carriera. Faccio regie esclusivamente rispettando l’ambientazione del testo, in modo tradizionale e fedele all’originale. Ho anche un background legato all’operetta, quindi ho sfruttato tanto gli interpreti, che sono bravi sia come cantanti che come attori, quanto le gag presenti nella trama. È un’opera divertente, buffa, a cui qualsiasi persona può avvicinarsi». «Secondo me l’efficacia dell’opera è legata al momento in cui è stata scritta, il testo e la musica sono adatti per quella situazione. Un trasposizione più moderna striderebbe con i suoi veri contenuti», ha aggiunto la regista monzese, che in questo obiettivo è aiutata dalla sartoria teatrale di cui è titolare. «Scelgo i costumi e gli allestimenti scenografici e li adatto alla mia idea. A Cavaria, dove abbiamo un magazzino di 12mila metri quadri, è un continuo ricreare, e se ne possono fare di nuovi. Penso che sia come quando un bambino vuole vedere una favola come è stata sempre raccontata. Allo stesso modo il pubblico vuole assistere a un’opera come è stata scritta, che lo faccia sognare».

La storia e la trama

Nel 1782 (dieci anni prima della nascita di Rossini) Giovanni Paisiello aveva messo in scena il suo “Barbiere di Siviglia”, riscuotendo scrosci di applausi. Il successo faceva perciò sembrare inammissibile che Rossini, compositore di soli ventitré anni, potesse sfidarlo. In realtà non ne aveva intenzione, l’opera fu infatti scelta dall’impresario del teatro Argentina di Roma, il duca Francesco Sforza Cesarini, e lì rappresentata nel 1816. Avvenne comunque il boicottaggio a opera dei sostenitori del Paisiello, impunemente incoraggiati dall’improvvisa scomparsa dell’impresario del Teatro romano.
Ma già dalla seconda recita il pubblico acclamò l’opera di Rossini, destinata a divenire una delle più rappresentate al mondo. Narra del conte d’Almaviva, ricco nobile spagnolo, che si innamora della giovane orfana sivigliana Rosina, ma della quale anche il tutore Bartolo è innamorato e deciso a sposare. Per evitare sorprese, il tutore tiene la giovane segregata in casa, proibendole contatti con l’esterno. Il conte d’Almaviva, pur di rivederla, va in incognito a Siviglia sotto il nome di Lindoro. Il barbiere Figaro decide di aiutarlo escogitando stratagemmi per far sì che riesca a comunicare con Rosina. Ma il geloso Bartolo la vuole a tutti i costi e, per screditare l’avversario, lo calunnia. Per fortuna, con abili e astuti maneggi, interverrà Figaro affinché il tutore non l’abbia vinta.

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