Mensa dei poveri, Bilardo conferma: «Orrigoni concordò la tangente con Caianiello»

MILANO – «Nino Caianiello teneva personalmente i rapporti con Paolo Orrigoni. Mi riferì (Caianiello) che con lui (Orrigoni) aveva concordato il pagamento di una tangente di 30 mila euro». Oggi, lunedì 3 ottobre, in aula nel processo Mensa dei poveri, è stato il giorno di Alberto Bilardo, ex coordinatore di Forza Italia a Gallarate, uomo chiave sul territorio per gli “affari” di Caianiello che di quegli affari, lo ha ammesso, beneficiava anche lui.

La variante Tigros

Due le figure sulle quali si è concentrata in modo particolare l’attenzione dei pubblici ministeri Stefano Civardi e Silvia Bonardi: quella di Paolo Orrigoni, mister Tigros, e quella di Andrea Cassani, sindaco di Gallarate. Entrambi imputati nel processo. E si comincia dal primo. La vicenda è nota. Secondo l’accusa ci fu un accordo tra l’imprenditore gallaratese Pier Tonetti, Orrigoni e Caianiello, con Bilardo coinvolto, affinchè venisse cambiata con una variante puntuale al Pgt la destinazione d’uso dell’area di via Cadore a Gallarate dove avrebbe dovuto sorgere un supermercato Tigros.

La chiamata in correità

Costo dell’operazione 50mila euro di cui «30 mila destinati alla tangente per Caianiello, altri 20 mila per coprire i costi dell’operazione. Io fui il professionista occultò che ha fatto il lavoro – ha spiegato Bilardo – Non volevo, però, comparire direttamente. Così attraverso Mauro Tolbar (anche lui a processo) fu individuata una società compiacente alla quale fatturare le spese». I 50 mila euro furono anticipati da Tonetti. E l’operazione non si concluse. Il punto nodale è: Orrigoni sapeva o la chiamata in correità non regge?

I saluti di Caianiello

E oggi Bilardo ha confermato in maniera più decisa “Caianiello aveva concordato una tangente da 30 mila euro con Orrigoni”, quanto già l’ex plenipotenziario aveva detto, non proprio con la stessa prontezza, nell’udienza del 19 settembre incalzato dalle domande del Pm Bonardi: «Orrigoni era consapevole che, se l’operazione fosse andata a buon fine, avrebbe dovuto retrocedere i 50 mila euro o parte di essi». Bilardo oggi ha anche precisato di aver incontrato Orrigoni «E di avergli chiesto 60mila euro invece di 50mila. Ho chiesto qualcosa anche per me». E’ su questo punto l’avvocato Federico Consulich, collegio difensivo di Orrigoni, ha insistito: «Lei ha mai parlato direttamente di retrocessioni con Paolo Orrigoni?». La risposta è stata no. Bilardo, in sede di testimonianza, ha però anche sottolineato: «Incontrai Orrigoni e gli dissi che gli portavo i saluti di Caianiello. Lui ringraziò. Poi gli dissi se fosse possibile fare 60 mila invece di 50 mila in modo che io potessi fatturare in chiaro. Mi fu detto di no, che poteva darne solo 50 mila».

Bilardo ha anche spiegato, in prima battuta, di aver ricevuto da Tolbar 5 o 6 mila euro della tangente e di averli consegnati, in due volte, a Caianiello. Poi, incalzato dall’avvocato di parte civile del Comune di Gallarate Riccardo Piga ha confermato quanto detto in sede di interrogatorio ai Pm: ricevette 13 mila euro, 10 andarono a Caianiello e 3 restarono a lui.

Le cimici in ufficio

«Poi trovai delle cimici nel mio ufficio e dissi che di quella vicenda non volevo sapere più niente». Bilardo denunciò anche la misteriosa intrusione nei propri uffici ai carabinieri. «All’epoca temevo più Caianiello della giustizia – ha spiegato – Eravamo così sicuri che non pensai potesse trattarsi di un’indagine giudiziaria, ma dell’azione di qualche concorrente».

Cassani non voleva l’Urbanistica

Sul fronte Cassani Bilardo ha conferma che il sindaco di Gallarate era contrario alla variante puntuale del Pgt in relazione a via Cadore. E anche che il fatto di essere ostile alla presenza di Alessandro Petrone in giunta (l’accordo sarebbe poi stato firmato da Cassani, Caianiello e Bilardo sulla tovaglia di carta di una pizzeria) fosse legato a un’antipatia reciproca tra i due datata nel tempo. Non al fatto che Cassani mirasse a tenere la delega all’Urbanistica per sé: «Non era assolutamente interessato all’Urbanistica perché temeva strascichi giudiziari. Si sapeva che a chiunque fosse andata quella delega questi avrebbe dovuto portare avanti le istanze di Caianiello». E ancora: «Sull’ipotesi variante puntuale al Pgt Cassani disse che l’ultima volta che a Gallarate ne venne eseguita una per la costruzione di un supermercato partì un’indagine giudiziaria». Indagine (l’area era la ex Maino) che portò poi alla condanna definitiva a tre anni per corruzione nei confronti di Caianiello.

Bilardo ha aggiunto di essere un uomo del tutto cambiato: «Senza l’incontro con questi pubblici ministeri non so dove sarebbe andata a finire la mia vita. E’ un incontro di cui sono grato». Si torna in aula lunedì 10 ottobre. Ancora sulla presunta tangente Tigros: primo teste sarà infatti l’imprenditore Pier Tonetti.

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