Lampioni di Richino: «Al Soprintendente nessuno disse che erano pezzi d’autore»

BUSTO ARSIZIO – L’autorizzazione alla rimozione dei lampioni di Richino Castiglioni dal centro storico di Busto è stata «condizionata da una non completa conoscenza dei fatti». Ecco il motivo per cui la Soprintendenza di archeologia, belle arti e paesaggio di Milano ha «parzialmente annullato» il via libera alla sostituzione degli elementi di arredo urbano al centro delle polemiche da mesi. Ora il Soprintendente Giuseppe Stolfi chiede di «ripristinarli», ma solo nelle piazze Santa Maria e San Giovanni e nelle vie Sant’Antonio e Cavour. E l’architetto Stefano Castiglioni, figlio di Richino, invita il Comune a non opporsi: «Hanno trattato quei lampioni a mo’ di sfregio. Ora l’intervento limitato che viene richiesto, oltre a tutelare delle opere d’autore, costerà meno che imbarcarsi in una vertenza legale».

Il colpo di scena

Il colpo di scena della retromarcia dell’organismo territoriale del ministero dei beni culturali nasce da un sopralluogo effettuato in seguito alle segnalazioni pervenute alla Soprintendenza dopo la sostituzione dei lampioni di Richino Castiglioni. «Le informazioni e la documentazione ricevuta – scrive il Sovrintendente generale, architetto Giuseppe Stolfi – non facevano cenno né all’età di questo intervento né all’autore, e questo Ufficio, sulla base degli elementi conosciuti, si limitava a valutare la compatibilità formale delle nuove proposte con i luoghi soggetti a tutela».

Il «parziale annullamento»

L’autorizzazione rilasciata, alla luce delle segnalazioni successive (in particolare quella dell’Ordine degli Architetti), sarebbe dunque stata «condizionata da una non completa conoscenza dei presupposti di fatto, la cui successiva acquisizione ha consentito una nuova valutazione dell’interesse pubblico tutelato». Portando così ad un «parziale annullamento» della precedente autorizzazione, «per la parte relativa al centro storico identificato dalla pavimentazione in lastre di porfido»: la Soprintendenza chiede «un ripristino delle installazioni nelle piazze Santa Maria e San Giovanni e nelle vie Sant’Antonio e Cavour», a titolo di «testimonianza della creatività» di Richino Castiglioni. Tra l’altro, l’ex consigliere Livio Pinciroli, il primo a denunciare «lo scempio», ha scoperto che se ne è “salvato” anche uno in piazza Garibaldi.

Lo “sfregio” ai lampioni

«La Soprintendenza motiva questo modifica dell’autorizzazione con il fatto che la pratica istruita dal Comune fosse omissiva – spiega l’architetto Stefano Castiglioni, già presidente dell’Ordine e figlio di Richino Castiglioni – non era stato chiarito che non si trattava solo di “pali”, come li definisce il Comune, ma di opere d’autore, un “unicum” disegnato appositamente per il contesto del centro storico di Busto e non un prodotto seriale. Trattare le lampade in questo modo è stato uno sfregio».

La reazione

Rispetto alla reazione indispettita del sindaco alla missiva della Soprintendenza, l’architetto Castiglioni fa notare che «l’onere del ripristino è riconducibile al solo ricollocamento di alcune lampade che l’amministrazione, da quanto dichiarato, ha comunque preservato per la prevista ricollocazione, peraltro non congrua, nel parco Rimembranze. Il limitato intervento ora richiesto, oltre alla dimostrazione concreta ed indubbiamente apprezzabile di ascolto ed attenzione alle espressioni della comunità, finirebbe col comportare un onere sicuramente inferiore a quello di una preannunciata vertenza, peraltro di esito incerto». E prima di imbarcarsi in una causa, ricorda Castiglioni forse facendo riferimento a “dolorosi” precedenti come quello della Corte di Londra, «forse è meglio pensarci bene».

busto arsizio lampioni Richino Castiglioni – MALPENSA24