La Soprintendenza: «I lampioni di Richino tornino al loro posto». Busto: «Chi paga?»

BUSTO ARSIZIO – I lampioni di Richino Castiglioni devono tornare al loro posto. Firmato, la Soprintendenza dei beni culturali di Milano. La notizia ha del clamoroso: dopo mesi di discussioni sulla sostituzione degli storici elementi di arredo urbano che il celebre architetto bustocco aveva disegnato appositamente per l’isola pedonale del centro storico, l’organismo che dipende dal MiBAC innesta la marcia indietro. E impone all’amministrazione comunale di rimettere i lampioni al loro posto. «Paghino loro»: la risposta tranchant che il Comune si prepara a mettere nero su bianco.

Clamorosa inversione a U

La notizia circola da giorni, ma a confermarla è lo stesso sindaco Emanuele Antonelli: «Ci è arrivata una lettera della Soprintendenza che chiede di ripristinare i lampioni di Richino Castiglioni» spiega il primo cittadino, molto critico nei confronti dell’organismo milanese, già entrato a gamba tesa nel progetto di rigenerazione dell’ex Calzaturificio Borri. «Assurdo, dopo che la rimozione era stata autorizzata proprio da loro – sottolinea il sindaco – ora abbiamo passato la pratica al nostro ufficio legale. Di più non dico». Prima di intervenire, infatti, il gestore A2A aveva in mano le carte che consentivano la sostituzione dei lampioni.

Le polemiche

La Soprintendenza dei Beni culturali, in soldoni, avrebbe cambiato idea, probabilmente dopo gli approfondimenti sollecitati dall’ampio dibattito che quest’estate aveva tenuto banco in città, dopo la prima segnalazione dell’ex consigliere comunale Livio Pinciroli («uno scempio»), che aveva spinto anche l’architetto Stefano Castiglioni, figlio di Richino e già presidente dell’Ordine, a chiedere conto al Comune della sostituzione con quelli che in molti hanno definito come «anonimi lampioni stile Ikea». Ma il Comune, con le autorizzazioni scritte in mano, ha sempre ribadito la correttezza della sua linea.

Ne è rimasto solo uno

Ora i lampioni, secondo il nuovo parere, andrebbero rimessi al loro posto, in particolare nelle piazze e nelle vie principali del centro storico dove richiamano le linee degli edifici a cui erano stati ispirati, nell’originaria idea di Richino Castiglioni, come ad esempio in piazza Garibaldi. Nel frattempo però gli storici elementi di arredo urbano sono stati tutti sostituiti, tranne uno rimasto in piazza Santa Maria, e messi in un magazzino (alcuni sarebbero risultati molto ammalorati e irrecuperabili), con l’idea di poterli riposizionare in futuro in un luogo in cui farne memoria storica, come era stato annunciato nella lettera di risposta a Stefano Castiglioni.

Il sindaco: Paghino loro

Un problema che, da artistico-culturale, diventa prettamente economico. Perché Palazzo Gilardoni, forte dell’originaria autorizzazione concessa dallo stesso organo ministeriale, si appresta a rispondere alla Soprintendenza chiedendo se «saranno loro a pagare» per gli interventi di ripristino richiesti con questo nuovo parere. I lavori di rimozione e sostituzione con i nuovi lampioni sono stati infatti pagati dal nuovo gestore A2A nell’ambito del maxi-contratto di project financing che sta rivoluzionando l’illuminazione pubblica in città con le nuove luci a Led. Insomma, non è finita qui.

busto arsizio lampioni Richino Castiglioni – MALPENSA24