Recupero dell’ex Borri, la Soprintendenza lega le mani al Comune di Busto

Il rendering (a cura di DAP Studio) del nuovo Auditorium all'ex Borri

BUSTO ARSIZIO – Ostacoli sulla strada del recupero dell’ex Calzaturificio Borri: la Soprintendenza dei Beni Culturali parla di «rilevanti criticità» nel parere preliminare formulato sullo studio di fattibilità del Progetto #viviBusto2030, il piano di riqualificazione delle incompiute del centro cittadino che ha ottenuto un finanziamento da 15 milioni di euro nell’ambito del bando nazionale sulla rigenerazione urbana. Spuntano paletti alla progettazione dell’Auditorium e del posteggio interrato all’ex Borri, ma anche sulla ristrutturazione del Conventino e della sede dei servizi sociali di via Roma.

Gli edifici tutelati

Sono cinque gli edifici vincolati su cui sono previsti interventi di recupero: oltre all’ex Borri, anche il “Conventino” di via Matteotti (ex Casa Canavesi Bossi) e l’ex carcere di via Borroni, già da tempo in attesa di interventi a cura di Soceba, oltre alla Villa Radetzky di via Lualdi e all’ex presidio militare austriaco di via Roma, attuale sede dell’ufficio servizi sociali. Sono diversi i vincoli e le prescrizioni che l’Ufficio delle Belle Arti pone all’amministrazione in vista della progettazione degli interventi di riqualificazione.

Le «criticità» all’ex Borri

In particolare sul progetto dell’ex Borri. Per la Soprintendenza l’ipotesi di intervento avanzata dal Comune di Busto presenterebbe «rilevanti criticità per la tutela e la conservazione dei beni tutelati, considerato, anche, che si tratta di vive testimonianze del passato industriale bustese». In particolare, l’Ufficio «non ritiene ammissibile la demolizione del volume edilizio esistente» prevista dal progetto dell’Auditorium. Volume che invece «dovrà essere oggetto di un intervento di conservazione e recupero d’uso da sottoporre preventivamente a questo Ufficio per la necessaria autorizzazione».

Housing sociale? Niente da dire

La Soprintendenza inserisce una serie di prescrizioni, che vanno dal mantenimento a vista delle colonnine di ghisa dell’edificio principale al mantenimento delle strutture portanti e delle superfici decorate dei due villini. E chiarisce che «il piano interrato da usarsi a parcheggio non potrà interferire con le strutture tutelate, né essere causa di instabilità o di altre problematiche nocive per la conservazione del bene». Vincoli stringenti anche qui, insomma. Paradossalmente, l’unico intervento che viene “salvato” dalle Belle Arti è anche il più controverso, la palazzina residenziale di housing sociale che dovrà sorgere sul retro dell’ex Calzaturificio, dato che verrà realizzata su un’area non vincolata.

I paletti sugli altri interventi

Ma anche sugli altri edifici da riqualificare la Soprintendenza mette dei paletti. Per quanto riguarda il Conventino, vengono “bacchettati” «opere ed interventi che potrebbero determinare considerevoli alterazioni del manufatto e dei suoi caratteri originari» e si raccomanda, tra l’altro, di «limitare le demolizioni di elementi murari», di «evitare modifiche alle coperture» ma anche di «non modificare i prospetti interni». A Villa Radetzky le Belle Arti chiedono di «prevedere il recupero dell’apparato decorativo e del giardino storico presente all’ingresso», mentre è assai articolato l’elenco delle prescrizioni per l’ex presidio militare di via Roma. La Soprintendenza chiede di «non inserire spazi di alloggio nelle verande, nell’androne e nella camera di sicurezza», ma anche di «limitare le tramezzature per conservare la vista dei soffitti storici».

busto arsizio borri soprintendenza – MALPENSA24