Bonus a cinque parlamentari, Paragone: «Fuori i nomi». Gadda: «Una vergogna»

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ROMA – «Soldi pubblici incassati da amministratori pubblici. Non esiste trincerarsi dietro alla privacy. E’ obbligatorio fare uscire quei nomi. Quindi presenterò immediatamente interrogazione con risposta scritta al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, interrogazione con risposta scritta al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, perché questi nomi vengano resi noti». E’ il senatore varesino Gianluigi Paragone, ex M5S, oggi confluito nel Gruppo Misto, ad “alzare” la voce sul caso bonus da 600 euro alle partite Iva a 5 parlamentari (sembrerebbe che si tratti di tre esponenti della Lega, un esponente dei M5S e un rappresentante di Italia Viva).

Fuori i nomi

https://www.facebook.com/gianluigi.paragone/videos/592754531398111/

In un video pubblicato sul suo profilo Facebook Paragone incalza: «Se io fossi il segretario della Lega, del Movimento 5 Stelle e di Italia Viva, pretenderei dal mio capogruppo che questo raccolga da tutti i suoi deputati una dichiarazione scritta e firmata nella quale questi vadano a dichiarare che non hanno mai chiesto e percepito soldi pubblici, che non hanno mai chiesto e percepito il bonus partite Iva».

Hanno preso senza pudore

Sull’onda dello scoop fatto da Repubblica sui 5 parlamentari da 12mila euro al mese benefit esclusi si inizia a parlare anche di un comportamento analogo sia da parte di consiglieri regionali che da parte di amministratori locali. E qui la voce che si alza è quella della deputata di Italia Viva Maria Chiara Gadda. Le parole di biasimo nei confronti dei “colleghi” che hanno incassato i 600 euro sono pesanti: «Sulla vicenda dei politici che, a quanto risulta dai media, avrebbero ottenuto il bonus Covid da 600 euro vi dico come la penso – scrive Gadda – Ad alcune persone non basta mai quello che hanno. E prendono sempre, senza pudore alcuno. Forse, quando si sapranno i nomi, scopriremo anche che sono quei parlamentari a cui del complesso lavoro quotidiano di rappresentanza dei cittadini, fatto di studio, emendamenti, iniziative, interessa ben poco».

Misura iniqua

La deputata renziana, però, fa un distinguo netto: «Però che ci sia un po’ di onestà intellettuale, molti che hanno stipendi e proventi addirittura più alti dei parlamentari hanno richiesto il bonus. Quindi i problemi sono due: come è stata fatta la misura, cari amici M5S noi lo avevamo detto che uno strumento così fatto sarebbe stato iniquo, ci volevano dei paletti e il presidente Tridico, che spero non si sia venduto (ovviamente nel senso figurativo del termine) a un giornale, abbia altrettanto coraggio a diffondere i nomi. Se ha paura di violare la privacy amen, perché lo ha già fatto con la sua spifferata. Perché a me non sta bene che il nome del mio partito, insieme agli altri citati, venga infangato da persone senza dignità. E Tridico, da presidente dell’Inps, già che c’è si impegni anche a fare arrivare con efficienza tutte le risorse dovute a chi aspetta ancora questo bonus e la cassa integrazione».

I consiglieri comunali non sono parlamentari

«Sul resto di quello che ho letto però permettetemi di dire che, se nella categoria dei politici che hanno richiesto il bonus, sono inclusi anche i consiglieri comunali hanno fatto bene. Perché solo chi non ha mai fatto questo servizio pubblico, non sa che il gettone di presenza è pari sostanzialmente a zero. E quindi se lo hanno richiesto, è perché sono persone normali che come altre hanno avuto problemi con il lockdown».

Sulla stessa posizione di Gadda, in merito a questo punto, è anche Silvio Aimetti, sindaco di Comerio e co-portavoce dei Verdi di Varese: «In relazione a quanto si sta verificando vorrei dire che un conto sono i parlamentari ed altri amministratori pubblici che percepiscono uno stipendio che varia da cifre molto alte ad altre comunque discrete, un conto sono i consiglieri comunali che ricevono solo un gettone di presenza di qualche decina di euro. Nel secondo caso non avrei nulla da eccepire se avessero richiesto il bonus governativo. Per completezza di informazione comunico che, come libero professionista, non ho richiesto il bonus».

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