La forza di Draghi che neutralizza la politica politicante

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di Gian Franco Bottini

Non è certo per mettere in dubbio la lungimiranza o le capacità di Mattarella se ci siamo posti l’interrogativo se il Presidente, incaricando Draghi, abbia unicamente voluto risolvere un urgente problema con la sola seria soluzione a disposizione oppure, oltre che commissariarla, abbia anche scientemente messo la politica nell’angolo per costringerla a rimetter subito i piedi per terra e la testa sulle spalle.

Qualunque sia la risposta a tale quesito, un dato è certo: dal momento che è comparso Draghi, con i suoi silenzi, il suo enigmatico sorriso da Gioconda e la tranquillità di uno che la sa lunga, i partiti sono finiti in una sorta di panico. I perché sono molteplici ma tutti abbastanza chiari e sovrapponibili, al punto che è stato come vedere i big giocare a “bandiera” nel controllarsi a vicenda; il primo a fare la mossa poteva prendere un vantaggio o essere fatto a pezzi.

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Gian Franco Bottini

Abbiamo visto , all’inizio delle consultazioni, pressoché tutti i partiti riaffermare la solita tiritera che da mesi recitavano, facendo finta di non capire che la commedia era finita, il tempo perché ognuno di loro potesse continuare a fare il solista era scaduto e un unico ruolo era loro consentito: quello di cantare nel coro, sotto la direzione del maestro Draghi. Prendere o lasciare! C’è stato un seppur breve momento in cui sono scattati reciprocamente i veti incrociati su partiti e persone, giustificati da atavica incompatibilità; presto però si è capito che ad insistere molto sul tema si rischiava di restare fuori dalla compagnia di giro , affrontando la probabilità di ricadute negative sulla loro cifra di consenso e la responsabilità di non aver compreso e facilitato un Governo di emergenza che il Paese, un po’ stremato, vedeva come unica via di uscita.

Il primo a prender la “bandiera”, dichiarando la propria incondizionata disponibilità a far parte dell’” europeissimo” Governo Draghi, è stato Salvini, che con una delle sue usuali inversioni di marcia ha costretto tutti gli altri ad inseguirlo, probabilmente senza poi riuscire ad acchiapparlo. Tutti dentro dunque, con la speranza di poter dire la loro nel taglio della torta del “recovery fund”; chi ha voluto restare fuori, la Meloni, fallito il tentativo di andare subito e cinicamente alle urne per monetizzare il proprio attuale presunto consenso, rischia ora di iniziare una lenta discesa; certamente nel momento delle dolcezze da “luna di miele” del nuovo governo ma, ci auguriamo da italiani, ancor di più nel tempo, col suo auspicato successo .

Vedere Forza Italia seduta con i 5 stelle o la Lega accanto al PD, dà la sensazione di una insalata russa di difficile digestione per la ricerca di convergenze e mediazioni; difficoltà ben conosciute dai recenti governi e che lascerebbero presagire una vita non facile anche per quello che verrà. Per non scoraggiarsi bisogna però cogliere una sostanziale differenza fra l’oggi e il recente passato. Negli ultimissimi anni abbiamo assistito a premier il cui obbiettivo principale è stato quello, probabilmente inevitabile, di restare abbarbicati alla poltrona, addirittura con maggioranze di segno opposto. Draghi, dato il suo curriculum, avrebbe probabilmente la possibilità di ben più comodi incarichi rispetto a quello che oggi può ben essere definito “di servizio” e quindi, da parte sua, essere assolutamente indifferente a lasciare il campo di fronte ad eccessiva conflittualità della politica.

Con un forte mandato del Presidente, poco ricattabile politicamente e poco preoccupato personalmente; crediamo che questa sia la sua forza e un parametro rispetto al quale nessuno potrà tirare la corda. Certamente sarà inevitabile che ogni partito possa tentare di vestire le cose con i propri colori, ma pensiamo che Draghi, più sornione dei suoi predecessori, saprà far orecchie di mercante di fronte a qualche stonato gorgheggio di troppo, attento unicamente che il coro canti correttamente la melodia da lui proposta. O almeno, speriamo sinceramente che così possa essere.

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