Busto, i carabinieri infedeli patteggiano a un anno e sei mesi. Vicenda chiusa

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BUSTO ARSIZIO – Hanno entrambi patteggiato a un anno e sei mesi i due carabinieri infedeli accusati di falsità ideologica e truffa ai danni dello Stato: avrebbero finto di svolgere servizi di controllo, falsificando i verbali con nomi di fantasia. Non solo, nel fascicolo di inchiesta emergono anche false malattie, falsificazioni di verbali di arresto, divulgazione di immagini non autorizzate, utilizzo privato della vettura di servizio e secondi lavori. L’indagine era cominciata nell’aprile del 2017 dall’omicidio a Novara di Matteo Mendola, un 33enne di origini siciliane che viveva a Busto Arsizio.

Accusati di falsità ideologica e truffa ai danni dello Stato

L’accordo raggiunto tra le parti e il pubblico ministero Flavia Salvatore è stato ratificato oggi, giovedì 23 gennaio, davanti al gup di Busto Tiziana Landoni. Durante l’inchiesta, erano emerse numerose intercettazioni telefoniche tra esponenti legati alla criminalità gelese e i militari indagati. Gli uomini dell’Arma, secondo l’inchiesta portata avanti dai loro stessi colleghi, erano soliti dedicarsi a questioni personali o secondi lavori durante l’orario di servizio, e avrebbero dichiarato false malattie per andare in ferie. Per far risultare di aver fatto il proprio dovere avrebbero falsificato decine di verbali di servizio, inventandosi controlli a persone e automobilisti inesistenti e inserendo a caso targhe di auto di proprietà di ignari cittadini residenti nelle più svariate regioni d’Italia. La vicenda è definitivamente chiusa: «La pena è naturalmente sospesa – spiega Santino Giorgio Slongo, legale di uno dei due militari – Il mio assistito è oggi in pensione, non ci saranno altri strascichi». Il giudice non ha disposto provvedimenti accessori a carico del secondo militare, oggi ancora in servizio, spostato alla base Nato di Solbiate Olona dopo l’avvio delle indagini.

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