Sfrattati dalla casa popolare a Busto, da due mesi vivono in auto in un parcheggio

BUSTO ARSIZIO – Sfrattati dall’alloggio popolare, da due mesi vivono in macchina, nel parcheggio di un supermercato. Ha dell’incredibile il caso di una famiglia italiana, di cinque persone, che è senza un tetto dove dormire dalla metà di novembre e che non può fare altro che starsene chiusa in macchina. «Nessuno ci dà retta – ammettono – il Comune? Finora sono stati sordi e ciechi. Il reddito di cittadinanza? Ci hanno dato 96 euro». Il caso è stato preso in carico dai servizi sociali, ma una soluzione abitativa non è ancora stata trovata.

«Da due mesi dormiamo in macchina»

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È la storia della famiglia Passafiume, originaria di Gela, colpita dall’improvvisa disoccupazione del capofamiglia. Sono in cinque – padre, madre, due figli di 34 e 32 anni e una figlia di 25 anni – più il cane, che ha 14 anni e che era stato il «regalo della Cresima della figlia più piccola». A novembre sono stati sfrattati dalle case Aler nel quartiere del Redentore, a causa di una forte esposizione debitoria. «Facevamo fatica a pagare l’affitto» ammette la donna. «Da due mesi dormiamo in macchina, in cinque in due macchine». Utilitarie, vecchi modelli. Il capofamiglia, rimasto senza lavoro dopo 40 anni, percepisce – ancora per poco – un’indennità di disoccupazione. «Ma a 58 anni, quasi 59 – spiega la moglie – è troppo giovane per andare in pensione e troppo vecchio per trovare un lavoro». Solo uno dei tre figli ha un lavoro, come operaio, e porta a casa lo stipendio. La figlia ha un contratto di lavoro a chiamata, molto precario.

«Nessuno ci dà una mano»

La situazione è disperata. Con lo stipendio del figlio, un affitto potrebbero anche pagarlo, ma non sono in grado di fornire le minime garanzie che chiedono in una qualsiasi agenzia immobiliare. Si sono rivolti in Comune, finora senza ottenere soluzioni: «Si fanno tutti sordi e ciechi – scuote la testa la donna – lo sanno che siamo in macchina, ma nessuno ci dà una mano». Hanno fatto domanda per il reddito di cittadinanza: «Lo sa quanto ci hanno dato? 96 euro. Ma cosa ci facciamo con 96 euro?». Tra i politici bustocchi c’è qualcuno che si è mobilitato per dare una mano o prospettare una soluzione, come quella del bando per le custodie degli edifici comunali. Ma per ora non c’è alternativa al parcheggio del supermarket. Così la loro vita trascorre con le abitudini forzate di questa condizione più che precaria. Alla mattina alle 7, quando il centro commerciale apre, vanno ai servizi igienici e si fermano al bar interno per fare colazione, «sempre defilati al bancone con gli sgabelli che dà sul muro» come ci spiega un cameriere. Poi se ne stanno nella loro macchina. E di notte, con il parcheggio del supermarket che rimane aperto, si dividono tra la macchina del padre e quella del figlio che lavora. Per il resto se la cavano con le docce alla Casa di Francesco di Gallarate o all’oratorio San Filippo del quartiere San Michele, e con i pasti alla mensa dei Frati o a quella di Legnano. Ma è dura, soprattutto con il freddo di questo periodo.

Il Comune si sta muovendo

E il Comune? «È un caso che è stato preso in carico dagli assistenti sociali – spiega l’assessore all’inclusione sociale Osvaldo Attolini – stiamo studiando la situazione di questa famiglia per proporre delle soluzioni abitative o lavorative che possano metterli in condizione di vivere dignitosamente». Tra le ipotesi più immediate, c’è anche quella di offrire qualche posto nel rifugio dei senzatetto della stazione, mentre nel caso la famiglia riesca ad individuare un alloggio in affitto, il Comune è disponibile ad erogare il contributo previsto nei casi di ingresso in una nuova abitazione in affitto, a copertura della cauzione e dei primi mesi di canone. «Certamente non è bello che dormano in auto» ammette l’assessore bustocco. Ma una soluzione va trovata. Al più presto.

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