Lunghe attese negli ospedali: «Usate il Pronto Soccorso solo quando serve»

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BUSTO ARSIZIO – Lunghe attese nei Pronto Soccorso degli ospedali di Busto Arsizio e Gallarate. Il record settimana scorsa l’ha fatto segnare il Sant’Antonio Abate: alcuni pazienti hanno aspettato sino a 12 ore prima di essere visitati. Nei periodi di vacanza, come quello in corso che tra Pasqua, lunedì dell’Angelo, 25 aprile e Primo Maggio rallenterà le attività almeno sino a metà di settimana prossima, il problema si amplia. Pochi medici? Non solo. «Molto spesso il Pronto Soccorso viene utilizzato anche quando non è necessario – spiega Eugenio Porfido, direttore generale dell’Asst Valle Olona – Su questo stiamo lavorando. Serve una corretta educazione all’utenza».

«Serve una corretta educazione agli utenti»

Corretta educazione all’utenza «Significa – dice Porfido – Imparare l’utilizzo di tutti i segmenti che il sistema sanitario mette a disposizione. Parlo del medico di base, della guardia medica e del ricorso al 112, quindi all’ambulanza. Utilizzare tutti questi strumenti e rivolgersi al Pronto Soccorso soltanto quando è necessario, quindi quando c’è un’urgenza reale, non soltanto ridurrà “l’ingolfamento” negli ospedali e di conseguenza i tempi di attesa, ma di fatto, ed è ciò che ci interessa, consentirà al sistema di fornire una prestazione più efficace». Il medico di base, ad esempio, ha l’anamnesi del paziente. «E’ in grado quindi di fare una diagnosi precisa in tempi rapidi – spiega il dg – Il medico del Pronto Soccorso non può ovviamente avere una conoscenza così immediata del paziente non avendolo seguito prima». La guardia medica, nei casi di minore gravità, può fornire una soluzione rapida al problema. «Il ricorso al 112, prima che al Pronto Soccorso, permetterà una valutazione corretta della situazione. Gli operatori hanno dei protocolli molto efficaci nel valutare la situazione – aggiunge Porfido – Il ricorso all’ambulanza, prima che all’ospedale, potrebbe portare in moltissimi casi a una soluzione senza doversi rivolgere al Pronto Soccorso». Molto spesso, tra chi è in attesa, manca la percezione di ciò che accade in un ospedale. «Esistono i codici di gravità proprio per questo – dice Porfido – E’ chiaro che se ho un codice bianco o verde in attesa e arrivano dei codici rossi, urgenze maggiori quindi, per esempio dei feriti in un incidente o un paziente con un arresto cardiaco in corso, la priorità verrà data a questi ultimi. Perché, in questi casi, si tratta davvero di vita o di morte. Una caviglia slogata non rappresenta un pericolo, ad esempio». Negli ultimi anni è aumentato anche il nervosismo tra chi è in attesa. «Un fatto comprensibile, ma non giustificabile – spiega Porfido – I pazienti, gli utenti, non possono sapere cosa accade in un Pronto Soccorso. Non si ha nella maggior parte dei casi la percezione della complessità del lavoro che viene svolto dietro al Triage. Credo che molto sia dovuto a questo. Stiamo lavorando, attraverso i siti ospedalieri, per fornire non soltanto informazioni puntuali, ma proprio per promuovere quell’educazione all’utilizzo di tutti i segmenti di cura messi a disposizione del sistema sanitario di cui parlavo prima. E non è escluso che in futuro potremo promuovere anche dei momenti conoscitivi per i pazienti sul funzionamento delle strutture ospedaliere. La conoscenza di ciò che accade in un Pronto Soccorso credo possa davvero fare molto per il problema».

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