Stupri ai distributori tra Legnano e Busto. L’imputato: «Non sono stato io»

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BUSTO ARSIZIO – «Non sono certo il più bello del mondo, ma non ho mai dovuto usare violenza per conquistare una donna». E’ il giorno di Thomas Andreose, 35 anni, italiano, accusato di 5 violenze sessuali commesse in pochi mesi tra Busto e Legnano e arrestato lo scorso 22 luglio dagli uomini del commissariato di polizia di Stato di Busto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip. A incastrare Andreose, diventato il presunto terrore dei distributori della zona dove stando all’accusa aggrediva le proprie vittime, c’è anche una traccia di Dna.

Non sono socialmente pericoloso

Il 35enne, tuttavia, anche oggi, giovedì 16 gennaio, in aula, incalzato dalle domande del pubblico ministero Massimo De Filippo che ha coordinato le indagini, ha continuato a negare ogni addebito contestato. Così come ha sempre fatto. E come fece 10 anni fa, quando, nel 2009 fu condannato (condanna già scontata) per fatti simili. In aula l’imputato ha negato anche i reati pregressi. Sul come il suo Dna sia finito sul luogo di una delle violenze Andreose non ha saputo dare spiegazioni, o meglio non ha saputo capacitarsi del perché del ritrovamento. L’imputato ha condannato le violenze commesse «Da persone orribili, senza dignità. Sono fatti orrendi che non sono stato io a commettere», ha ribadito. In due lettere, una inviata al Gip, l’altra consegnata oggi in aula il 35enne, Andreose ha inoltre ribattuto alla valutazione di pericolosità sociale a suo carico negandola.

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