Busto, medici in trincea all’ospedale: «20 ricoveri al giorno. E Milano preoccupa»

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BUSTO ARSIZIO – Come in guerra. Ogni guerra ha le sue trincee e la sua linea del Piave. «Le trincee sono i nostri i nostri ospedali e la Linea del Piave è la Lombardia e le altre regioni del Nord. Che devono reggere. Altrimenti sarà un vero disastro». E’ questo un pensiero condiviso tra il personale ospedaliero dell’Asst Valle Olona. E chi ce lo confida è un medico i cui giorni, da giorni, corrono schizofrenici, tra turni di lavoro che finiscono solo quando non ci sono più forze fisiche e mentali. Giusto il tempo per riposare, per poi tornare al proprio posto di battaglia.

Niente picchi, ma 20 ricoveri al giorno

Il medico che racconta un pezzo di vita ospedaliera in questi tempi grami ha un nome e un cognome. Che però ci chiede di non rivelare. Non per paura di esporsi, ma per rispetto di tutti i colleghi medici e infermieri, che «come me stanno dando anima e cuore per affrontare questa situazione». Che non dà segni di miglioramento al momento: «Qui da noi – dice – non abbiamo picchi di contagiati, ma gli accessi in ospedale sono continui e costanti. Credo che si possa parlare di 14 – 20 ricoveri al giorno». Insomma i numeri non migliorano, ma quel dato stabile, seppur devastante, è anche una piccola speranza. Perché in guerra ci si aggrappa a tutto, a ogni cosa, segno o dettaglio che assomiglia a una luce in fondo al tunnel. In guerra, nel momento della battaglia, non importa quanto sia lungo il tunnel, quel che conta è vedere un lumicino là in fondo, il quale, per quanto fioco, è un bagliore di speranza. «E serve anche quella. Aiuta».

Milano, una bomba a orologeria

Speranza. perché bisogna «curare ogni paziente che arriva. E non importa da dove arriva». Ma anche grande preoccupazione: «Per i numeri che al momento abbiamo e che non sono certo confortanti. Anche se la situazione nella nostra provincia continua a essere migliore rispetto ad altre province lombarde». Ma in guerra non ci sono confini e chi ogni giorno indossa il camice per andare in reparto lo sa. Milano: è lì che ora tutti guardano. E su Milano che dottori e infermieri dell’Asst Valle Olona (ma non solo) puntano i loro occhi gonfi di stanchezza e  stravolti per le tante ore passate al fronte a combattere un nemico che, per chi sta fuori è invisibile, ma chi si muove nei reparti degli Infettivi e della Rianimazione vede negli occhi e sui visi dei contagiati. Degli intubati. Gente che, senza colpa, si trova a combattere la battaglia più importante delle loro vita.

Milano si diceva. «E’ quella è una vera bomba a orologeria – continua il medico – negli ultimi due giorni i numeri dei contagi stanno salendo nel capoluogo lombardo. Le misure di restrizione sono fondamentali e la gente deve capire che vanno rispettate in maniera ferrea. Senza il rispetto delle norme imposte dall’emergenza, noi potremmo fare anche i miracoli, ma a quel punto servirebbero a poco o a nulla. E per Milano, l’auspicio è che i numeri non salgano».

Raddoppiati i posti in Rianimazione

Il fronte più delicato è quello della Rianimazione, dove i posti a disposizione sono risicati. Ma, come ripete spesso il nostro interlocutore, «in guerra ogni pezzo di territorio strappato è una conquista. Ed così anche da noi. Ogni guarito è una conquista. Ogni spazio in più a disposizione per curare i pazienti contagiati da coronavirus è una conquista. Giorno dopo giorno. L’azienda è riuscita a raddoppiare i posti. Certo non sono tanti, ma ora, rispetto a dieci giorni fa, possiamo ricevere, garantire assistenza e curare il doppio dei contagiati che necessitano di terapia intensiva».

E in quest’ottica si deve leggere l’accorpamento temporaneo del Punto nascita dell’ospedale di Saronno con gli altri presidi dell’Asst e quello dell’Unità di terapia intensiva coronarica. Una riorganizzazione che ha permesso di portare da 8 a 16 i posti della Rianimazione. Ai quali vanno aggiunti i 14 (di cui 6 recuperati in questi giorni d’emergenza) all’ospedale di Busto. Operazione che in questo momento permette anche di sostenere l’emergenza davvero drammatica che si sta vivendo a Bergamo: nella giornata di ieri (venerdì 20 marzo), infatti, sono stati trasferiti dal nosocomio orobico a quello di Saranno due pazienti intubati. «E’ così – conclude il medico che porta sul viso i segni degli occhiali protettivi indossati nelle lunghe ore di lavoro – e ora quei pazienti sono nostri pazienti».

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