Busto non dimentica i deportati della Comerio. Pietre d’inciampo per ricordarli

BUSTO ARSIZIO – La memoria della deportazione della commissione interna della Comerio Ercole continua a rivivere, anche grazie ai giovani, 79 anni dopo. «Quella ribellione fu un atto di resistenza» sottolinea Liberto Losa, presidente Anpi di Busto. E la Resistenza, sostiene l’oratore ufficiale, lo storico Giovanni De Luna, «fu un miracolo. Organizzativo, morale e politico». A Busto Arsizio si ripete la tradizionale cerimonia per mantenere vivo il ricordo dei tragici fatti del 10 gennaio 1944, quando in seguito a uno sciopero i rappresentanti dei lavoratori della Comerio furono arrestati dai nazifascisti. Quest’anno, con il ritorno alla normalità dopo gli anni della pandemia, la memoria della Comerio non si ferma alla cerimonia di gennaio: nei prossimi mesi ci sarà la posa delle pietre d’inciampo dedicate ai martiri della Comerio.

La commemorazione

La cerimonia, come da tradizione, prende le mosse al parco Comerio di via Magenta, di fronte alla lapide dedicata ai nove martiri la storica fabbrica dove In prima fila il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli, affiancato dalle fasce tricolori di Castellanza (Mirella Cerini). Gorla Minore (Vittorio Landoni) e dai rappresentanti dei comuni di Legnano e Villa Cortese. Non manca nemmeno Riccardo Comerio, attuale titolare dell’azienda il rappresentanza della famiglia. Lo storico rappresentante sindacale della “Comerio Ercole”, Natale Pargoletti, rivolge «un abbraccio ai familiari dei deportati, ma anche un ringraziamento speciale agli studenti del liceo artistico Candiani-Bausch», che si sono impegnati per la manifestazione. «È sempre una grande emozione sentire scandire i nomi dei martiri della Comerio, deportati per la sola colpa di aver partecipato a uno sciopero – ricorda il presidente dell’Anpi di Busto Liberto Losa – furono martiri non inconsapevoli, tutti i lavoratori della Comerio erano persone coraggiose, i loro furono atti resistenziali, come quelli dei partigiani, che contribuirono a dare la spallata a un regime barbaro ma vacillante. Se oggi siamo in un Paese libero retto da una Costituzione democratica lo dobbiamo anche a loro».

Continuità alla memoria

Sulla lapide ci sono i nomi dei deportati della commissione interna della “Comerio” – Vittorio Arconti, Arturo Cucchetti, Ambrogio Gallazzi, Alvise Mazzon – e i lavoratori della “Comerio” che hanno perso la vita da partigiani – Giovanni Ballarati, Luigi Caimi, Rodolfo Mara, Bruno Raimondi e Mario Vago. Al Museo del tessile, dove la cerimonia si è conclusa con i discorsi, sono state esposte sei pietre d’inciampo a loro dedicate, la cui posa darà continuità alla memoria nei prossimi mesi, ma anche i loro volti raffigurati sulle tele appese alla balaustra della sala conferenze. Nel corso della cerimonia sono stati anche assegnati i premi Comerio per i ragazzi che hanno collaborato per l’organizzazione: Leonardo Mascia e Corrado Colombo dell’Ite Tosi e Isabel Anania del liceo Candiani in rappresentanza di altri cinque ragazzi del Candiani. A fine marzo si recheranno con il Treno della Memoria a Mauthausen.

Il sindaco cita la premier

Oltre a ribadire la necessità di «tramandare la memoria perché gli orrori del secolo scorso non accadano più»e a rivendicare «il ruolo da protagonisti dei giovani di Busto grazie all’attività del tavolo “La storia ci appartiene”», il sindaco Emanuele Antonelli ricorda anche «il grande e urgente bisogno di pace». E cita la presidente del consiglio Giorgia Meloni, facendo riferimento alla guerra in corso alle porte dell’Europa: Come ha detto la nostra premier, non dobbiamo smettere di ribadire il pieno sostegno all’Ucraina e perseguire ogni azione affinché si arrivi ad una pace giusta.

La riflessione dello storico

«La Resistenza nasce da una scelta di disobbedienza – sottolinea il professor Giovanni De Luna, ordinario di storia contemporanea dell’Università di Torino, l’oratore di quest’anno – un no per riappropriarsi della propria sovranità individuale. Un gigantesco showdown della propria coscienza e un atto di rifondazione esistenziale, in cui si lascia alle spalle tutto quello che c’era prima». Il professor De Luna arriva a parlare di «miracolo della Resistenza», perché fu «un miracolo morale, organizzativo, politico. I partigiani erano pochi, una minoranza: 9-10mila nel dicembre del 1943 contro i sei milioni di iscritti al partito fascista all’inizio della Guerra. Ma sono sempre state le minoranze a fare la storia e a riscattare l’ignavia delle maggioranze».

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