Morta dopo una rapina a Busto: condanna a 12 anni. «Non fu omicidio volontario»

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BUSTO ARSIZIO – Non fu omicidio volontario. Derubricata a omicidio preterintenzionale la morte di Argia Maria Caldosi, 84 anni, morta 4 mesi dopo l’aggressione avvenuta per strada. L’accusa aveva chiesto una condanna a 30 anni per omicidio volontario. La sentenza di primo grado, pronunciata oggi in sede di rito abbreviato, dal gup di Busto Arsizio Piera Bossi. L’imputato è Pardalian Caldaran, rumeno di 30 anni, autore reo confesso dell’aggressione alle sorelle Argia Maria e Wilma Caldosi avvenuta il 17 novembre 2017 a Busto Arsizio in via Quintino Sella.

«Forse ricorreremo in Appello»

Il giudice per l’udienza prelimare ha accolto la richiesta del difensore di Caldaran, Luca Carignola che ha sempre sostenuto «La mancanza di nesso causale tra l’aggressione e la morte della vittima avvenuta a 4 mesi di stanza. Il mio assistito non voleva in alcun modo uccidere la donna. Si è scusato in ogni modo, con i famigliari e con lo Stato italiano per l’accaduto. E’ davvero pentito per quanto successo. Non voleva uccidere nessuno». Argia Maria, 84 anni, era rimasta ferita in modo gravissimo in seguito all’aggressione. La donna morì quattro mesi dopo all’ospedale Niguarda di Milano dove era ricoverata. Il caso aveva fatto molto scalpore e sollevato un’ondata di indignazione in città. Il giovane rumeno vagava per le strade di Busto Arsizio alle 17.30 del pomeriggio completamente ubriaco. Il difensore Luca Carignola aveva chiesto l’ammissione al rito abbreviato subordinata a una perizia psichiatrica sul proprio assistito per stabilire la capacità di intendere e di volere al momento del fatto. Oltre a una perizia per stabilire la reale sussistenza del nesso causale tra l’aggressione e la morte della vittima. Entrambe le istanze erano state rigettate dal giudice per l’udienza preliminare. Il gup dove però aver riconosciuto la tesi difensiva visto che ha derubricato il capo di imputazione scendendo sotto la metà della pena richiesta dall’accusa. «Leggeremo le motivazioni (il deposito previsto entra 30 giorni) – spiega Carignola – Poi decideremo se ricorrere o meno in Appello. Il punto è il conteggio della pena, ma ne discuteremo eventualmente in altra sede». Il gup ha anche riconosciuto un risarcimento pari a 150 mila euro ciascuno, per la figlia e il figlio della vittima che, assistiti dall’avvocato Massimo Marini si sono costituiti parte civile. I due figli hanno ascoltato la sentenza con una dignità straordinaria. Durante tutto il processo hanno mantenuto sempre un comportamento civile e encomiabile. Ma non hanno mai accettato, almeno in modo ufficiale, le scuse di Caldaran, l’uomo che aggredì la loro mamma.

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