Il parrucchiere di via Magenta ancora con la saracinesca alzata ma licenza sospesa

busto parrucchiere chiuso

BUSTO ARSIZIO – Il parrucchiere “La Venusia fa un ricciolo” in via Magenta oggetto di un’ispezione nella giornata di ieri, giovedì 5 dicembre, è ancora aperto. Alcuni lettori ci hanno segnalato il fatto. Confermiamo però che a carico dell’esercizio commerciale in questione è stata disposta la temporanea sospensione della licenza commerciale.

Tre giorni per sistemare le violazioni

Eppure il negozio è aperto. Prima di segnalare sui social occorre capire come funziona esattamente il dispositivo in questione. Il negoziante ha 72 ore a disposizione per sistemare tutte le violazioni contestate. Fermo restando che eventuali contestazioni di carattere penale continueranno in ogni caso il loro iter e fatto salvo che tutte le eventuali sanzioni amministrative dovranno essere saldate. Qualora il ripristino non dovesse avvenire le saracinesche del negozio dovranno essere abbassate. Di fatto il negozio deve essere considerato chiuso perché l’attività è sospesa. La comunicazione agli organi di stampa da parte delle forze dell’ordine viene utilizzata quale monito per eventuali utenti degli esercizi commerciali in questione.

Il sequestro diverso dalla sospensione della licenza commerciale

Molto diverso dal caso di ieri è quello del sequestro dei negozi della pasticceria Paganini. Parecchi utenti social e lettori hanno sottolineato una disparità di trattamento mediatico. Precisiamo un punto fondamentale. Il primo: a carico dei Paganini non è stata stabilita una semplice sospensione dell’attività commerciale, ma un sequestro. Sequestro stabilito dall’autorità giudiziaria, quindi dalla procura di Busto Arsizio, notificato contestualmente all’apposizione dei sigilli alle due attività. Questo perché le violazioni contestate, in particolare in ambito dei delitti con l’accusa di caporalato (che sta seguendo il suo iter giudiziario e della quale daremo notizia sia in caso di archiviazione che in caso di condanna) sono considerate dall’autorità giudiziaria più importanti di quelle contestate al negozio di parrucchiere. Non per un capriccio dei pm, ma secondo il codice penale in base ai riscontri ottenuti dagli accessi della polizia giudiziaria. Se gli inquirenti divulgano o meno il nominativo di un’attività lo fanno a esclusiva tutela degli utenti, sulla base della gravità delle violazioni contestate. Non è un metro di misura personale, empirico o voluto dall’umore del momento, ma ribadiamo, sulla scorta della gravità delle violazioni contestate stabilite dal codice.

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