Busto, pasticcio sullo smaltimento rifiuti ad Agesp: stop dai revisori, atto da rifare

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BUSTO ARSIZIO – Tutto da rifare. La delibera del consiglio comunale per l’affidamento in house per 30 anni del servizio di smaltimento dei rifiuti ad Agesp Spa viene bocciata dal collegio dei revisori dei conti e dovrà tornare in aula. Forse già il 30 novembre, ma ancora non si sa. Il pollice verso dei revisori è indirizzato all’emendamento che, giunto in extremis, raddoppiava la durata dell’affidamento da 15 a 30 anni. Il sindaco Emanuele Antonelli si era polemicamente «assunto la responsabilità» della frittata fatta in consiglio. Che ora è diventata un vero e proprio pasticcio.

Approvata senza il parere

La delibera era stata approvata, sub judice, nell’ultima seduta del consiglio comunale del 5 novembre, dopo che la presidente della commissione bilancio-affari generali Paola Reguzzoni aveva presentato un emendamento per raddoppiare la durata dell’affidamento dai 15 anni originariamente previsti nella delibera promossa dalla giunta a 30 anni. Il presidente del consiglio comunale Valerio Mariani, dopo che l’aula si era espressa a favore della votazione, aveva ammesso la possibilità di approvare l’atto, subordinandone l’effettiva validità al parere dei revisori dei conti, che non c’era, in quanto il presidente del collegio nel corso della seduta era risultato irreperibile. Sulle responsabilità del ritardo dell’emendamento, c’erano versioni discordanti: pare che la modifica fosse stata concordata in commissione, con l’impegno ad inserirla direttamente nel testo da portare in consiglio, così da acquisire il parere, poi però si è reso necessario l’emendamento.

Il pollice verso dei revisori

Ora però il parere del collegio è arrivato. Negativo. L’affidamento trentennale è stato così sonoramente bocciato, in quanto per prolungare la data di scadenza dell’operazione sarebbe necessario stendere un piano ad hoc. Così, delle due l’una: o si riparte da zero, con una nuova delibera per un affidamento da 30 anni, o si torna alla versione originaria che prevedeva i 15 anni, per affinare la quale l’amministrazione aveva «lavorato per cinque mesi», come ricorda il sindaco Emanuele Antonelli, che aveva maldigerito la forzatura non concordata sull’emendamento. Di certo, la questione dovrà tornare in consiglio comunale per una nuova votazione. Con l’opposizione che, c’è da scommetterci, non mancherà di far notare il pasticcio combinato da una maggioranza che, ancora una volta, naviga a vista.

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