Cinque stelle di Busto: “Rotonda della Coop pensata per una scuola che non c’è”

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BUSTO ARSIZIO – La rotonda delle Coop di Busto è stata pensata anche per l’insediamento di una scuola, dentro l’ex calzaturificio Borri, che non ci sarà. Questo è quanto emerso durante la commissione di ieri sull’opera viabilistica più controversa di Busto Arsizio. A spiegarlo è il consigliere dei Cinque stelle Claudia Cerini, la quale chiede anche «perché nella planimetria allegata alla convenzione non compaiono né la casa del custode né la villa dietro al Borri» e di chi è la responsabilità delle aree dove è avvenuto il crollo della casa del custode.

«Grazie al fatto che le commissioni sono pubbliche – scrive il consigliere – ieri molti cittadini hanno potuto partecipare. Abbiamo fatto noi la richiesta di mostrare il progetto della rotonda. Ciò ha permesso a molti residenti del quartiere ci avere informazione su quanto sta accadendo. In commissione è stato spiegato che la rotatoria nasce da uno studio della viabilità eseguito da una società esterna. Lo studio, oltre al centro commerciale, prendeva in considerazione anche l’insediamento di una scuola con 1000 fruitori e che sarebbe dovuta sorgere nell’ex calzaturificio Borri». Un dettaglio non trascurabile secondo i pentastellati: «Questo input, dato dall’amministrazione, infatti, ha sicuramente determinato un dato del traffico di molto incrementato. Eppure alla domanda che ho posto riguardo la destinazione del Borri non è stata data una risposta certa. Anzi il sindaco Antonelli ha ribadito che ad oggi non è pervenuta nessuna richiesta per eventuali scuole».

Il comunicato dei Cinque stelle, poi ricorda la genesi della progettazione della rotatoria. Un’opera che cambierà profondamente la viabilità del viale Duca d’Aosta e creerà un’interruzione dei controviali. La rotonda, si legge nel comunicato – nasce da un accordo firmato dall’amministrazione Farioli e dall’allora assessore Giampiero Reguzzoni. Accordo firmato 20 giorni prima delle elezioni e ripreso dalla attuale amministrazione, la quale ha ratificato la convenzione. «Tutto questo – aggiunge Cerini- senza mai una discussione pubblica. Anzi, per poter vedere i documenti esecutivi è necessario fare una richiesta di accesso agli atti».

 

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