Calcio: A e B ripartono il 20 giugno. In C la Pro Patria aspetta il Consiglio Federale

W l’Italia del pallone, si fa per dire… Con il via libera del Ministro dello Sport Spadafora i campionati di serie A e di B ripartono il 20 giugno, preceduti dalle semifinali Juve-Milan e Napoli-Inter (13 e 14) e dalla finale (17) di Coppa Italia, ma la serie C decide di non decidere, rinviando nuovamente la resa dei conti al prossimo Consiglio Federale del 3 giugno (ma si vocifera già di un possibile slittamento all’8 giugno).

Cosa cambia per la Pro Patria?

Apparentemente niente, perché a meno di una sempre più improbabile ripresa collettiva della terza serie, la squadra di Busto Arsizio verosimilmente non parteciperà né ai playoff (in una remota ipotesi di allargamento delle partecipanti, il Como vanta infatti una miglior differenza reti sui bustocchi), né tantomeno ai playout, sempre che la stagione 2019/20 abbia effettivamente una coda.
In realtà, con questo ennesimo rinvio, la serie C ha però confermato non solo di essere l’anello debole del calcio professionistico, ma di essere diventata – come aveva anticipato la first lady tigrotta Patrizia Testa (“vergogna in un’altra stanza dove la politica non dovrebbe entrare“) – il campo di una stucchevole battaglia politica, in cui gli interessi personali (pensiamo alle linee assunte da Bari e Reggiana, e per il rovescio della medaglia da Pergolettese e Carpi, e di riflesso da Gozzano e Rimini e Bisceglie) hanno minato la compattezza della Lega stessa.
Di sicuro, e qui ritorniamo a bomba, si è perso tempo: sia per tornare eventualmente a giocare, sia per assumere una decisione definitiva, seppur difficile, sia per programmare la prossima stagione. Come finirà? Con il classico compromesso all’italiana: pochi contenti, tanti scontenti.

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