Candiani a Mattarella: “Ascolti i nostri sindaci”. E sul Comitato Nord: “Già visto”

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Stefano Candiani e il presidente Sergio Mattarella

VARESE – “Sergio Mattarella arriva in visita ufficiale a Varese (martedì 15, ndr), ho soltanto una richiesta da fare al presidente: ascolti i nostri sindaci”. Parole di Stefano Candiani, parlamentare tradatese della Lega considerato tra i più stretti collaboratori di Matteo Salvini, traslocato dal Senato a Montecitorio in virtù di scelte, diciamo così, obbligate dalla riduzione del numero degli eletti.

Candiani, anni fa, lei con Mattarella non fu troppo tenero.
“Consideriamo i periodi e i momenti politici. Oggi il contesto è completamente cambiato. Mi rivolgo al presidente col massimo rispetto. Gli chiedo di ascoltare il territorio per una semplice ragione”.

Quale?
“Se esiste la questione meridionale, esiste anche la questione settentrionale. Che è lì da sempre, irrisolta. Per questo credo che le istanze del Nord vadano prese seriamente in considerazione. Qui c’è gente seria, che lavora, che non si presenta col cappello in mano, che ha però bisogno dell’autonomia”.

Vostro cavallo di battaglia, l’autonomia, e non da oggi.
“Ora la Lega ha precise responsabilità di governo, le istanze devono trasformarsi in atti concreti. Sono convinto che sia la volta buona, a dispetto di chi, nel passato, ha tradito gli impegni che si era assunto con la Lega”.

In molti governi c’eravate anche voi, anche nell’esecutivo Draghi che avete dimissionato.
“C’eravamo anche noi, è vero. Ma in condizioni differenti. Prima coi Cinque stelle e ci siamo arenati non per colpa nostra. Poi abbiamo raccolto l’appello di Mattarella e siamo andati al governo con la qualunque per affrontare le crisi, quella pandemica e quella economica. Ora il centrodestra ha tra i punti focali il federalismo, l’autonomia differenziata. Non si scappa. Sono a stretto contatto col ministro Calderoli, il lavoro che si sta facendo sulle nuove regole è indiscutibile. E produrrà risultati”.

Non temete agguati, magari fuoco amico?
“Guardi, i problemi li ha sempre creati la sinistra. Che in Europa si muove in un’ottica federalista e, qui da noi, lavora contro. Basti pensare ai referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto, il governo di allora, in mano al centrosinistra, li boicottò; le Regioni dovettero fare tutto da sole”.

Che cosa ci dice del Comitato Nord, nato all’interno della Lega, probabilmente in contrapposizione alla linea di Salvini?
“Niente di nuovo sotto il sole. Nel senso che c’è un Nord che aspetta che le sue istanze siano riconosciute, soprattutto di fronte a una pesantissima crisi economica. Questo è un denominatore comune dentro la Lega, anzi, lo è sempre stato. Mi spiacerebbe però se qualcuno usasse questo tipo di questioni per scopi personali, per altri obiettivi”.

Il Comitato potrebbe aggregare gli esclusi dalla recente competizione elettorale. Un rischio, oppure no?
“Anch’io avrei voluto fare il presidente della Repubblica. Voglio dire, comprendo la delusione, se di delusione si può parlare. Ma poi ci vuole realismo. Questa volta gli spazi erano ridotti, non ce n’era per tutti. Sono state fatte delle scelte che hanno dovuto tenere conto anche degli equilibri territoriali. E la Lombardia ha comunque ben cinque ministri del governo Meloni”.

Candiani, di lei si parlava per un sottosegretariato o addirittura per la nomina a vice ministro. Cos’è successo, invece?
“Chi fa politica deve saper accettare sia la giornata di sole sia la giornata di pioggia. L’importante è non confondere i piani, quello politico e quello personale. E il piano politico riguarda, ad esempio, l’impegno per la nostra provincia. Per dirne una, lavorare per ottenere la zona economica speciale. Io non sono lì per mettere incenso nel turibolo e fare fumo. Per questo rinnovo l’appello a Mattarella perché ascolti i nostri sindaci, che rappresentano un territorio generoso dell’Italia, un territorio che ha giustamente desiderio di essere considerato per quello che vale”.

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