A Cardano si formano i baristi 2.0: più qualità e un po’ influencer

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CARDANO AL CAMPO – «Quest’anno Sublime Experience ha superato le aspettative, battendo i numeri della prima edizione – che per noi erano già alti – e raggiungendo quasi trecento persone». Così Christopher Grassini, titolare di Micro Onda Group, ha commentato l’evento che domenica 26 marzo e ieri, lunedì 27, ha impegnato nella sede della holding di Cardano al Campo oltre quaranta relatori toccando ogni aspetto dell’hospitality: «Sono molto felice che un po’ tutte le organizzazioni di settore, tra associazioni e federazioni, siano intervenute. Ed è la prima volta in cui sono state loro ad andare in una scuola, e non il contrario».

L’evoluzione del bartender

Come ha spiegato Grassini, per quanto riguarda i corsi di formazione Micro Onda Group opera sia a livello locale che in succursali e a livello internazionale: «Diventa quindi difficile dare delle cifre corrette, anche perché molti partner si appoggiano a noi per formare nuovo staff. Certamente ogni anno lavoriamo con migliaia di studenti, in forma sia privata che finanziata».
A Cardano viene delineata una specifica concezione di bartender: «Possiamo dire di essere alla versione 2.0. I locali non possono pagare più di una certa somma alcune figure professionali, nonostante magari meritino compensi anche maggiori. Dall’altra parte l’inflazione è in netto aumento e naturalmente le persone non possono più lavorare a cifre che, per ciò che si portano a casa, a volte sono quasi un rimborso spese. Però il barista, il “bartender”, oggi può evolversi. Posso sì accontentarmi e far bene i miei tè, caffè, cappuccini, servizio in sala o cocktail, miscelazione, etc. ma posso anche puntare alla mia immagine, facendo bene sia a me, in qualità di professionista, sia al locale. Dove il mio un ruolo non è più soltanto di servizio drink o ristorazione come panificatore o pizzaiolo, ma divento quasi un microinfluencer. Andiamo a unire due figure, perché no?».

Un mondo sempre più presente in Italia

A fianco dei tanti laboratori che si sono tenuti per Sublime Experience, evento a cui hanno partecipato diversi vip, è stata inserita un’area dedicata al mondo orientale, «un mondo che in Italia è sempre più presente. Non sarebbe molto corretto non puntare a dare qualità anche a loro: abbiamo voluto guardare da un punto di vista critico anche a questo aspetto. Penso al diffondersi dei bar cinesi: abbiamo da noi persone dall’Oriente? Bene: formiamole e portiamole avanti.
Abbiamo infatti organizzato “un evento nell’evento”, l’Omakase Cocktail Experience che ha coinvolto Pietro Rizzo, direttore del Mandarin Oriental Hotel, giunto con il suo staff di “The Aubrey”, locale di Londra; ringrazio anche Guglielmo, bar manager che ci ha ospitati. Stiamo cercando di creare una cultura di questo tipo legata al mondo orientale, come sempre a trecentosessanta gradi, e possiamo dire di essere in assoluto i primi in Italia a farlo».

Percorsi di studio per l’inserimento lavorativo

Grazie ai fondi Formatemp ogni anno Micro Onda Group organizza percorsi di studio finalizzati all’inserimento lavorativo: «Possiamo utilizzare dei soldi pubblici – ha osservato Grassini – per rendere gratuito un corso, dando a delle persone la possibilità di formarsi e qualificarsi.
Ma è altrettanto vero che abbiamo un obbligo: mandare a lavorare, a seconda dei casi, dal trentacinque al cinquanta per cento di quanti vi partecipano. La scuola ha la responsabilità di selezionare, perché non possiamo mandare svogliati o chi non risponde alle linee guida date dai titolari; allo stesso modo dobbiamo anche formare bene, per rispondere alle richieste di mercato.
Oggi sarebbe compito dei titolari stessi dei locali contattare noi scuole per chiedere le figure di cui hanno effettivo bisogno. È finita l’era del porta a porta in cui si segnala che è a piede libero il cugino dell’amico della sorella: finché cerchiamo le persone in questa maniera non si va da nessuna parte».

L’hospitality a trecentosessanta gradi

«Se avessimo dai locali i requisiti delle persone ricercate», ha aggiunto il fondatore dell’Academy Innovation Center, «a quel punto a noi passerebbe il dovere di fare selezione, mettendoci d’accordo con le agenzie per il lavoro; attraverso dei fondi o – se un domani non fossero previsti – in via privata, naturalmente secondo le richieste del mercato. È quanto stiamo facendo con i nostri clienti, ottenendo veramente dei grandi risultati. A volte abbiamo addirittura la possibilità di procurare gente a livello internazionale, figuriamoci che ottimo lavoro si potrebbe fare con dei fondi in Italia.
Comprendo anche che i locali non sappiano queste cose, e in certi casi è effettivamente complicato venire a conoscenza di alcune dinamiche; ma la scuola serve per questo. Una scuola che è internazionale e copre l’hospitality a trecentosessanta gradi, o con i nostri partner laddove non possiamo far fronte a esigenze immediate; e siamo qui apposta per rispondere alle richieste del mercato».

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