Busto, vendeva carne di cavallo di dubbia provenienza: sigilli al grande macello

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BUSTO ARSIZIO – Chiuso e sequestrato il grande macello di viale Toscana. Macellava e vendeva carne equina di dubbia provenienza e che non poteva essere destinata al mercato alimentare.

I militari del gruppo Forestale dei carabinieri di Varese sono intervenuti questa mattina al noto macello di cavalli Riccato Corrado Bruno. L’azienda si trova in viale Toscana ed è composta da allevamento, impianto di macellazione e da un laboratorio per il sezionamento e la trasformazione della carne. Oltre a un punto vendita.

Le indagini

I carabinieri hanno messo i sigilli all’attività su ordine della Procura della Repubblica del tribunale di Busto Arsizio. Il macello sequestrato è uno dei più grandi della Lombardia. Basti pensare che nel 2017 sono stati abbattuti e macellati 424 cavalli, mentre nei primi 7 mesi dell’anno in corso i capi macellati sono 215.

Le indagini sono state svolte dall’Aliquota reati contro l’ambiente e la salute della Procura, in collaborazione con i carabinieri Forestali e i veterinari dell’Ats Insubria. E’ emerso che nel corso degli anni il titolare dell’azienda ha commesso numerose violazioni alla normativa vigente in tema di igiene ambientale e salubrità degli animali. Sono state poi riscontrate anche irregolarità nella tenuta dei registri di stalla e non tutta la carne messa in vendita era tracciata.

Tante irregolarità

Irregolarità che si sono verificate anche qualche settimana fa. L’indagine, infatti, ha appurato che l’indagato aveva abbattuto e macellato cavalli che non potevano essere né uccisi, né destinati al consumo umano. Questo perché non si conosceva la provenienza dei capi. I quali non erano nemmeno stati sottoposti alla visita del medico veterinario dell’Ats. Prima della macellazione tale visita è obbligatoria al fine di verificare la salute degli animali e quindi la loro idoneità al consumo.

I militari hanno anche costato che i cavalli destinati alla macellazione erano privi del microchip che consente di verificare provenienza e tracciabilità degli stessi. Non solo, ma i capi erano anche accompagnati da documenti di trasporto e certificazioni di provenienza falsi.

Non è la prima volta

Alla luce di tutto quanto riscontrato il giudice non ha ritenuto sufficiente la sola sospensione dell’attività di macello, ma ha ordinato il sequestro dell’intera azienda e di tutta la filiera operativa al fine di evitare che i reati venissero reiterati. Al titolare dell’azienda sono stati contestati i reati di uccisione degli animali, detenzione per il commercio di sostanze alimentari nocive e forse dell’esercizio del commercio.

Non è la prima volta che il grosso macello finisce nel mirino della giustizia. Già nel 2012, infatti, l’indagato era stato denunciato per fatti analoghi. Non solo. Recentemente gli organi sanitari e i carabinieri avevano riscontrato la presenza in azienda di animali di dubbia provenienza, tanto da imporre la sospensione e l’autorizzazione amministrativa dell’attività di macellazione.

Intanto al macello di viale Toscana sono ancora in corso le indagini per accertare responsabilità di altri eventuali soggetti che potrebbero aver concorso alla falsificazione della documentazione.

 

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