Caso camici, Fontana prosciolto: «Il fatto non sussiste». Era accusato di frode

Il presidente Attilio Fontana risponde a Report sul caso camici

MILANO – Il presidente della Lombardia Attilio Fontana è stato prosciolto «perché il fatto non sussiste» con altre 4 persone dall’accusa di frode in pubbliche forniture per il caso dell’affidamento nell’aprile 2020 da parte della Regione di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dispositivi di protezione individuale alla Dama Spa, la società del cognato Andrea Dini. Lo ha deciso oggi, 13 maggio, il gup di Milano Chiara Valori. Tra 15 giorni le motivazioni. «Abbiamo sentito il presidente ed era molto commosso» la dichiarazione a caldo dei difensori di Fontana, Jacopo Pensa e Federico Papa.

Proscioglimento per 5

Il governatore della Lombardia non andrà dunque a processo per la vicenda dei camici. «Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste» la formula scelta dal Gup del tribunale meneghino. Prosciolti anche il cognato di Fontana, Andrea Dini, l’ex Dg di Aria Spa (la centrale acquisti di Regione Lombardia) Filippo Bongiovanni, la dirigente della società Carmen Schweigl e l’ex vicesegretario generale di Regione Lombardia Pier Attilio Superti. Erano tutti sotto accusa per frode in pubbliche forniture.

L’accusa

I fatti risalgono ai primi mesi della pandemia: il 16 aprile 2020, in pieno lockdown, la Dama Spa, azienda tessile del cognato di Fontana nota per il marchio Paul&Shark (di cui la moglie del governatore Roberta Dini detiene il 10%), aveva stipulato un contratto per produrre 75mila camici e circa 7mila set di Dpi per conto di Regione Lombardia, per un compenso di 513mila euro. Una fornitura che però, secondo la ricostruzione dei pm Carlo Scalas e Paolo Filippini della Procura di Milano, sarebbe stata trasformata in donazione dopo che la notizia era divenuta di dominio pubblico, in seguito ad un servizio della trasmissione di Raitre “Report”, che aveva messo in luce il possibile conflitto di interesse. Tanto che circa 50mila camici già consegnati erano poi stati donati ad Aria, mentre Dama avrebbe cercato di vendere i 25mila pezzi rimanenti a strutture di cura private. Un cambiamento che, per i legali di Fontana, gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, «non costituirebbe un illecito né sul piano penale né su quello civilistico».

Le conseguenze politiche

Ora la decisione del Gup Chiara Valori, che fa il paio con l’archiviazione dell’altra indagine per falso nella voluntary disclosure e autoriciclaggio, arrivata lo scorso febbraio, oltre che, andando indietro nel tempo, a quella per abuso d’ufficio per la nomina del suo ex collega di studio Luca Marsico. Che potrebbe ridare fiato all’ipotesi di ricandidatura per Attilio Fontana ad un mandato-bis da governatore della Lombardia. «Presto dirò qualcosa, credo che presto avrò le idee chiare» aveva dichiarato ieri, 12 maggio, il presidente della Regione Lombardia.

La reazione dei legali di Fontana

«Abbiamo sentito il presidente Fontana ed era molto commosso – le prime dichiarazioni alle agenzie di stampa dei difensori del governatore, Jacopo Pensa e Federico Papa – non ha commesso nessun reato ed è stato screditato in un momento tragico per la Lombardia e per un caso che ha coinvolto lui e la sua famiglia. La situazione non aveva nessuna sfumatura penalisticamente rilevante e ci auguravamo di incontrare un gup che lo riconoscesse. Era palese la buona fede di tutti compresa quella di Dini che ha ammesso di aver interrotto la fornitura. Se fosse andato a dibattimento lo Stato avrebbe speso un quintuplo di quello che ha guadagnato con la donazione». Per Domenico Aiello, legale dell’ex dg di Aria Filippo Bongiovanni, «l’errore è stato aver iniziato un’indagine per una donazione. Le buone azioni di tutti vanno premiate, non portate in Tribunale».

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