Caso camici, Fontana rinuncia a farsi interrogare dai Pm: «Si difenderà in aula»

MILANO – Il governatore della Lombardia Attilio Fontana fa marcia indietro e rinuncia a farsi sentire dai Pm della Procura di Milano che lo hanno indagato per il “caso camici”, la fornitura da mezzo milione di euro di materiale di protezione individuale in piena pandemia alla Dama Spa, società che fa capo al cognato Andrea Dini. La richiesta di interrogatorio era stata avanzata nelle scorse settimane dallo stesso presidente di Regione Lombardia, che è accusato di frode in pubbliche forniture. «Si difenderà direttamente nel processo» annuncia il suo avvocato difensore Jacopo Pensa. E il Movimento Cinque Stelle lombardo attacca: «Aspettiamo ancora spiegazioni».

La rinuncia all’interrogatorio

«Il presidente Fontana ritenendo evento utopistico che la Procura, dopo l’avviso di chiusura indagine, possa mutare impostazione accusatoria a seguito di un suo interrogatorio – le parole del legale di Fontana alle agenzie di stampa – ha deciso di riservare le proprie difese alle fasi processuali successive di fronte a giudici terzi». Nel frattempo la Procura potrebbe interrogare nei prossimi giorni due degli indagati che ne hanno fatto richiesta, il vicesegretario generale del Pirellone Pier Attilio Superti e una dirigente di Aria Spa (anche se possono a loro volta rinunciare) e poi dovrebbe inoltrare all’ufficio Gip la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati.

L’inchiesta

L’inchiesta, chiusa a fine luglio dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dai pubblici ministeri Luigi Furno (che nel frattempo ha “traslocato” al Tar di Roma), Carlo Scalas e Paolo Filippini, ha contestato il reato di frode in pubbliche forniture a Fontana e Dini, oltre che a Superti e alla dirigente di Aria Spa, ma anche all’ex dirigente della centrale acquisti regionale Filippo Bongiovanni. Dall’inchiesta è stata stralciata l’istanza di archiviazione per Dini e Bongiovanni sul solo capo d’imputazione di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente. Sotto la lente della Procura e della Guardia di Finanza, la fornitura da 500mila euro, poi trasformata in donazione, per 75 mila camici e altri Dpi (di cui solo 50mila consegnati) alla Dama.

L’attacco M5S

«La decisione del presidente Attilio Fontana di rinunciare alla propria richiesta di interrogatorio non sorprende – commenta Massimo De Rosa, capogruppo del Movimento 5 Stelle nel consiglio regionale della Lombardia – in Consiglio regionale siamo abituati alle assenze e ai silenzi imbarazzati del governatore. Anche i consiglieri regionali e i cittadini della Lombardia attendono ancora le sue spiegazioni in merito allo scandalo camici, ai conti svizzeri, ai dati che hanno decretato una settimana extra di zona rossa per la Lombardia, fino alla decisione di puntare sul portale Aria, e non subito su quello di Poste italiane, che ha ritardato di mesi la campagna vaccinale».

Il pasticcio dei camici donati alla Regione dal cognato e dalla moglie di Fontana

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